Anno nero per il radicchio di Chioggia: i prezzi sono scesi a 8 centesimi il chilo

Il prezzo all'ingrosso del radicchio di Chioggia ha toccato il minimo storico
CHIOGGIA - Costo alla produzione 55,6 centesimi al chilo. Costo per il consumatore tra i 2,5 e i 3 euro al chilo. Potrebbe sembrare un prezzo “equo” (o, almeno,...

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CHIOGGIA - Costo alla produzione 55,6 centesimi al chilo. Costo per il consumatore tra i 2,5 e i 3 euro al chilo. Potrebbe sembrare un prezzo “equo” (o, almeno, accettabile, in valore assoluto) se non fosse per il passaggio intermedio che manca: il prezzo all’ingrosso che viene corrisposto ai produttori, ovvero 16 centesimi al chilo, attualmente, con minimi che a novembre hanno toccato gli 8 centesimi. Parliamo del radicchio di Chioggia (non necessariamente Igp), ma il discorso si può estendere ad altre produzioni: tutta colpa del caldo eccessivo che ha imperversato da ottobre a metà novembre. 


«Le temperature anomale – spiega Michele Bellan, produttore di radicchio – hanno fatto maturare il prodotto con almeno un mese di anticipo. Quello che normalmente si raccoglieva tra novembre e dicembre, abbiamo dovuto raccoglierlo subito a novembre, perché si tratta di un prodotto deperibile». Così, nel giro di dieci giorni, è arrivato sul mercato tutto il radicchio che avrebbe dovuto essere distribuito in due mesi e il prezzo, per i produttori, è crollato a soli 8 centesimi. Ma anche adesso, con le piogge e un clima più freddo, siamo solo a quota 16 centesimi. 

Il caldo autunnale non è stata però l’unica avversità climatica del 2022. Nella prima parte dell’anno una siccità persistente che, a luglio, ha impedito la semina delle carote, per mancanza d’acqua, facendo perdere il raccolto autunnale. La risalita del cuneo salino ha fatto il resto. «Il fenomeno si è verificato a macchia di leopardo – spiega Nazzareno Augusti, segretario di Confagricoltura a Chioggia -. Molti agricoltori si sono trovati con l’acqua marina risalita fino a 10 chilometri in fiumi e corsi d’acqua dolce. Da troppi anni attendiamo lo sbarramento al cuneo salino che subisce continui ritardi e impasse burocratiche». Anche per il presidente di Confagricoltura Venezia, Marco Aurelio Pasti, «lo sbarramento al cuneo salino è un’opera urgente e necessaria, non è pensabile abbandonare gli agricoltori in balìa del cambiamento climatico che, oltre ad un meteo sempre più estremo, sta portando ad un progressivo innalzamento del mare Adriatico». A complicare ulteriormente le cose i rincari energetici che hanno fatto esplodere i costi di produzione e, in prospettiva, rischiano di rendere residuali le produzioni locali, a favore di quelle estere. «Io – dice Bellan - sto lavorando per occupare i miei dipendenti stagionali che da dieci anni sono con me. Quest’anno le spese di produzione superano di molto gli introiti, ma se perdo i miei lavoratori che sono il fulcro dell’azienda, cosa faccio? Si va avanti solo con la speranza di una ripresa e di condizioni migliori, finché resta anche la passione per la terra».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino