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TREVISO - Un'altra bufera su Rachele Scarpa. La terza nel giro di un paio di settimane. Galeotte stavolta alcune dichiarazioni durante una videocall su Zoom in cui la giovane candidata trevigiana del Pd, capolista nella lista proporzionale per la Camera, parla di lavoro affermando che è necessario «interrompere quel circolo vizioso per cui il lavoro è l'unico mezzo di sostentamento per le persone». Non solo: continua sostenendo che «comincia a essere sempre più sottopagato, dequalificato e precario e toglie tempo alla vita anziché essere parte della vita». Il video, che pare risalga soltanto a qualche mese fa, ha fatto subito il giro del web, scatenando ovviamente una serie di reazioni com'era accaduto per i due post di Scarpa finiti nell'occhio del ciclone.
I COMMENTI
Tra i primi a prendere posizione contro la 25enne candidata dem è stato Luigi Marattin, deputato di Italia Viva: «C'era una volta il partito del lavoro.
LA RISPOSTA
Come accaduto nelle due precedenti occasioni, Rachele Scarpa chiarisce la questione: «Vedo che l'estrapolazione di pochi secondi di un mio vecchio intervento ha dato il via a un dibattito sui temi del lavoro, del sostentamento e del reddito. La mia generazione ha una grande esperienza di lavoro dequalificato, sottopagato e precario. Conosciamo bene il mondo degli stage gratuiti o mal retribuiti, e la precarietà spacciata per flessibilità. Queste forme di lavoro non garantiscono una vita dignitosa, impediscono di costruire una famiglia, di acquistare una casa, di progettare la propria formazione. Tanti di noi, pur lavorando, rimangono poveri: questo è per me un terribile circolo vizioso. Il meccanismo di redistribuzione della ricchezza non è attivato dal lavoro, se questo rimane lavoro povero. Immaginare forme di sostegno al reddito universali non deve essere un tabù». E ancora: «Il Pd è il partito del lavoro, che resta il primo strumento di emancipazione. Sostentamento è però un insieme più ampio di diritti, che devono essere garantiti. Insistiamo sul diritto alla casa, investiamo di più in ammortizzatori sociali per tutelare chi lavora, apriamo una grande stagione di welfare per conciliare vita e lavoro. Approviamo una legge sul salario minimo».
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Il Gazzettino