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AGORDO Dito puntato contro il nuovo regolamento per la raccolta dei funghi approvato di recente dal consiglio dell’Unione montana Agordina. «A parte la terminologia altamente tecnica e altrettanto desueta - rileva Silvano Savio, consigliere comunale di Agordo cambia -, invece di semplificare la materia la rende di difficile applicazione. Le regole dovrebbero essere omogenee per tutto l’Agordino. E inoltre, in chiave di valorizzazione del territorio e di promozione turistica, dovrebbero andare incontro a chi voglia fare il permesso ed essere così ospite dei nostri paesi».
LA CONTRADDIZIONE
«Ben venga la tecnologia digitale che prevede l’acquisizione del permesso di raccolta attraverso il sistema telematico PagoPA - sottolinea Savio -; non va bene, invece, la procedura macchinosa che la caratterizza, tra l’altro indicando la necessità di “stampare” il titolo per la raccolta. Andrebbe invece specificato che il documento può essere visibile anche sullo schermo dello smartphone. Introdurrei un altro sistema: quello dell’acquisto agli sportelli bancomat dell’Agordino. Se fino a poco tempo fa bastava recarsi negli esercizi commerciali convenzionati per ottenere il permesso, ora si comprende che i sistemi siano cambiati e il mondo si stia evolvendo verso il digitale anche per un controllo di tipo fiscale. Ma la gente fa fatica a capire e quindi va agevolata in altre maniere».
PIU’ OMOGENEITÀ
Altra istanza mossa da Savio è quella relativa alla necessità di dare validità al permesso di raccolta in più Comuni in contemporanea e non in uno solo. «In Agordino - dice il consigliere - ci sono due aree omogenee: quella della zona del Poi e quella del Val Biois.
DOPPIA VALENZA
La questione raccolta funghi, per Savio, va affrontata seguendo una filosofia ambientale, ma anche di tipo turistico, il cui indotto economico non va trascurato: «In forma diretta attraverso i permessi - sottolinea il consigliere - e in forma indiretta coinvolgendo ad esempio la locazione per accogliere i fungaioli e la ristorazione per dar loro da mangiare. Potrebbe essere un percorso da seguire, come ad esempio quello della pesca, per valorizzare la destagionalizzazione del turismo». Sulla materia si sta muovendo anche la Regione Veneto.
LA REGIONE
«Ho avuto un confronto con la consigliera regionale Silvia Cestaro - aggiunge Savio - a Venezia stanno elaborando una norma unica che comprenda anche la raccolta delle erbe spontanee e officinali, attualmente frammentata in varie leggi, spesso obsolete. Cestaro mi ha riferito che sono ben accetti tutti i suggerimenti utili per la stesura della nuova iniziativa regionale, chiaramente nel pieno rispetto nella legge nazionale. A me viene in mente, ad esempio, la possibilità di raccogliere il pino mugo per la produzione di sciroppi, liquori, distillati. Sempre sotto la stretta sorveglianza istituzionale, purché sia di agile applicazione e soprattutto possa costituire un’opportunità per la gente di montagna e non costituisca farraginosi ostacoli per l’economia delle Terre Alte».
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Il Gazzettino