Il master può attendere, la carica dei laureati per la raccolta della frutta

Il master può attendere, la carica dei laureati per la raccolta della frutta
BASSA PADOVANA - Braccia rubate all'agricoltura? Proprio non si direbbe visto il palmarès di titoli di studio sfoggiato da tanti giovani laureati candidati a vestire i...

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BASSA PADOVANA - Braccia rubate all'agricoltura? Proprio non si direbbe visto il palmarès di titoli di studio sfoggiato da tanti giovani laureati candidati a vestire i panni di operaio nelle serre e nei campi, pur di rimediare alla mancanza di stipendio. La crisi occupazionale maturata all'indomani dell'emergenza virus è stata infatti la ragione del boom delle candidature ai portali di incrocio fra domanda e offerta allestiti dalle organizzazioni agricole.

I numeri parlano chiaro. Sono infatti oltre 300 le candidature raccolte da Confagricoltura Padova in poco più di un mese. E più o meno gli stessi numeri sono quelli registrati dagli analoghi portali di Coldiretti. «Inutile dire - spiega Renzo Cavestro, direttore di Confagricoltura Padova - che a sottoporci la loro disponibilità ci sono numerosi operatori della ristorazione o del turismo, come chef, camerieri, dipendenti di agenzie turistiche, organizzatori di eventi. Ed ovviamente tanti cassintegrati. Ma i numeri più cospicui sono quelli di studenti neo laureati, costretti a rinunciare a master, borse di studio ed attività di ricerca. In ogni caso ci siamo trovati di fronte a storie davvero toccanti».

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LE ESPERIENZE
Fra queste ad esempio c'è quella di Virginia Gilli Cuomo, vicentina, neo laureata in astronomia, che avrebbe avuto un'offerta di lavoro in un'università all'estero. «Ma non posso partire - ha spiegato - sino a data da destinarsi. E dal momento che non ho tempistiche, né reddito, ho voluto cercare uno sbocco temporaneo in agricoltura». Anche Stefano P., padovano di 28 anni, laurea in giurisprudenza celebrata a fine dello scorso marzo al Bò, si è candidato nei portali attivati dalle associazioni agricole: «Prima cercavo di mantenermi agli studi lavorando la sera in un bar del centro. La serrata del Covid mi ha ovviamente spiazzato. L'esito della mia candidatura? Mi hanno detto di rifarmi vivo fra qualche giorno, quando ci saranno richieste per la raccolta delle ciliegie».
Le offerte per lavorare sui campi non arrivano solo dall'ambito padovano. C'è chi infatti sarebbe disposto a fare chilometri e passare giornate fuori casa pur di guadagnare qualcosa con i lavori agricoli. «Mi appresto a concludere il dottorato di ricerca a Firenze - racconta A.C. - e mi sono fatta avanti dopo aver appreso lo stato di difficoltà in cui versa la manodopera agricola in assenza di operai bloccati dal Coronavirus. Ho saputo che a Padova c'era una richiesta di personale per la raccolta di asparagi e fragole. Io sarei disponibile a spostarmi anche subito, ovviamente se ci fosse la possibilità di avere vitto e alloggio».

«SBLOCCATE I VOUCHER»
Ed è proprio per facilitare l'assorbimento di tanti studenti lavoratori pronti a sporcarsi le mani pur di avere una fonte, sia pure temporanea di reddito, che le organizzazioni di categoria premono per lo sblocco dei voucher agricoli. Una misura che sicuramente faciliterebbe l'approccio lavorativo.

Ma non tutto, alla fine è cosi automatico ed immediato. «In questo momento - sottolinea Cavestro - abbiamo molte più candidature rispetto alle richieste delle aziende, sia perché il momento di crisi legato alla pandemia ha fatto esplodere la domanda, sia perché le raccolte della frutta devono ancora iniziare. Non sempre le proposte dei giovani vanno a buon fine, a causa della carenza di esperienza e formazione delle persone che si candidano». Sarà anche vero che non ci si può improvvisare operai agricoli. Ma è altrettanto vero che, almeno a giudicare da quando evidenziano banche dati come Agrijob di Confagricoltura, i giovani troppo choosy nella ricerca di un lavoro non sono affatto la maggioranza. Non almeno nelle settimane di emergenza del Coronavirus. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino