Quote rosa nelle società per azioni, Veneto in ritardo e sotto la media

Quote rosa nelle società per azioni, Veneto in ritardo e sotto la media
PADOVA - A tre anni dall'entrata in vigore della norma non c'è una sola società per azioni con il 33% di donne nel Cda. Siamo passati inmedia dal 7 al 22,5%, ma la media...

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PADOVA - A tre anni dall'entrata in vigore della norma non c'è una sola società per azioni con il 33% di donne nel Cda. Siamo passati inmedia dal 7 al 22,5%, ma la media nazionale ha già raggiunto il 26% Il 20% fino al 2014 e un terzo dal 2015: sono le “quote rosa” stabilite nel 2012 dalla legge “Golfo - Mosca” per i consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa e per le società con capitali pubblici. Le quote vanno applicate alle naturali scadenze del consigli pertanto a mano a mano che i Cda vengono rinnovati, devono adeguarsi alla nuova disposizione e alla nuova quota.




Per quanto riguarda il Veneto le donne nei Cda delle aziende private quotate sono oggi il 22,5%, al di sotto della media nazionale che ha già raggiunto il 26%. Lo evidenzia l'Osservatorio Professionale Donna, comparando i dati attuali con lo studio presentato in occasione dell'entrata in vigore della legge nel 2012: allora la presenza femminile nelle Spa venete private quotate in borsa si fermava al 7,8%, appena un terzo della situazione attuale.



Secondo Lisa Zanardo, coordinatrice dell'Osservatorio, “la piccola media impresa che ha fatto le fortune del nord est ha sempre avuto un buon equilibrio di genere, proprio per la sua natura familiare: in Veneto nascono circa 300 imprese femminili all’anno e quasi il 30% delle imprese del Nordest è guidato da una donna."



"Per le grandi aziende questa è l'occasione per portare al proprio interno nuovi stimoli e nuove professionalità - dice Zanardo -. Da uno studio internazionale svolto da McKinsey ed American University, le società con un migliore equilibrio di genere hanno performance migliori: il risultato operativo delle aziende con team manageriale diversificato supera del 14% quello delle imprese con sole figure maschili ai vertici.”



Secondo Chiara Mio, docente universitaria a Ca’ Foscari e componente di alcuni consigli di amministrazione, “la scarsa presenza femminile nei cda delle società quotate, oltre a fornire un’immagine arretrata del nostro Paese, alla lunga potrebbe scontentare il consumatore, oggi sempre più evoluto e attento anche all’equilibrio di genere. Presto la rete comincerà a confrontare le aziende anche su questi aspetti, con conseguenti azioni di rifiuto per chi non è in linea. Inoltre, vi è anche un aspetto antieconomico di mancata valorizzazione del talento femminile: l’azienda dapprima investe in formazione senza distinzione di genere e poi di fatto rinuncia al valore che potrebbe ricavare da una parte delle sue risorse”.



L'Osservatorio Professionale Donna raccoglie imprenditrici e professioniste del nord est italiano particolarmente attente ai processi economici e alle dinamiche del mondo del lavoro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino