Quote migranti, governo in pressing ma i Comuni dettano le condizioni

Quote migranti, governo in pressing ma i Comuni dettano le condizioni
La situazione in Veneto va alleggerita. Lo ha confermato ieri, nel Question Time, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, rispondendo a Montecitorio sulle...

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La situazione in Veneto va alleggerita. Lo ha confermato ieri, nel Question Time, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, rispondendo a Montecitorio sulle iniziative messe in atto per un equo riparto dei migranti sul territorio nazionale con particolare riferimento alla nostra regione. «Sono 329 i Comuni che non ospitano e non intendono ospitare - ha detto – pari al 57,12 degli enti locali in tutto il Veneto. Per questo si è dovuto ricorrere a soluzioni di alloggio alternativo. Per la struttura di Bagnoli di Sopra è già stato programmato un “alleggerimento” durante questo mese con un ridimensionamento da 900 a 770 unità. Per Cona un primo trasferimento di 109 richiedenti asilo è avvenuto dopo la morte della giovane ivoriana. Altri trasferimenti avverranno nelle prossime settimane». E così di fronte ai numeri (come nella tabella qui sopra ndr) con mille migranti ospiti in Veneto in più rispetto alla quota prevista, il governo Gentiloni punta a metterci una pezza nella questione migranti, con le sette prefetture venete in affanno e un malcontento che vede molti sindaci reticenti all’«accoglienza diffusa». E su questo Finocchiaro ha fatto intendere che il Veneto dovrà rimboccarsi le maniche da solo: «La quota di accoglienza si attesta sull’8% analoga a Lazio e Campania. In Veneto, però, permangono squilibri distributivi determinati dalla limitata platea di amministratori che finora ha condiviso il piano di accoglienza».

Situazione delicata emersa l’altro giorno con il prefetto Mario Morcone, capo del settore Immigrazione del Viminale sulle quote stabilite nella Conferenza Stato-Regioni. «Lo abbiamo ribadito noi - dice l’assessore veneziano alla Coesione sociale, Simone Venturini - e lo ha confermato lo stesso Morcone. In Veneto abbiamo già dato. Morcone lo ha riconosciuto e ha aggiunto che occorre intervenire su altre Regioni». In attesa del nuovo incontro Stato-Regioni previsto il 19 gennaio durante il quale si incontreranno il ministro Marco Minniti e il governatore Zaia, ora scoppia un altro fronte.

Ed è quello del piano di riparto condiviso tra Anci e Palazzo Chigi sbandierato durante la riunione veneziana e che ha messo in imbarazzo i vertici regionali dell’associazione. «Siamo molto perplessi su questo piano - attacca Maria Rosa Pavanello, presidente veneto di Anci - Perplessità legate al fatto che finora mai abbiamo potuto visionare questa proposta. Certo, potrebbe trattarsi di un piano che potrà risolvere la questione dei grandi assembramenti, ma il progetto potrebbe creare un clima di scontro sociale nei comuni che non vedono di buon occhio l’accoglienza diffusa». Così, di fronte a questo malessere, ora scatterà l’offensiva di Anci Veneto, al quale si è unita l’Unione Province del Veneto (Upv) per un incontro con i rispettivi vertici nazionali per discutere il Piano di riparto. «Noi chiediamo una maggiore incidenza del servizio Sprar (servizio richiedenti asilo) e non altre formule. La distribuzione diffusa è possibile - avverte Pavanello - se ci saranno garanzie da parte dello Stato su certezza di espulsione, tempi rapidi di risposte sulle richieste asilo; sul coinvolgimento in lavori di pubblica utilità e nessuna possibilità di ricorso al “no” alla richiesta di asilo». Ed è in questo quadro che va inteso il sopralluogo della Commissione ministeriale d’inchiesta sui fatti di Cona promossa per il 19 e il 20 gennaio nella cittadina veneziana, dalla parlamentare Pd, Sara Moretto, con la richiesta di un approfondimento sulla questione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino