C'è una "n" di troppo: odissea del neo papà alle Entrate

C'è una "n" di troppo: odissea del neo papà alle Entrate
CONEGLIANO - Avere un figlio sconvolge la vita, non solo sul piano emotivo, ma anche su quello pratico. Se poi ci si mette in mezzo anche la mala burocrazia, le cose si...

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CONEGLIANO - Avere un figlio sconvolge la vita, non solo sul piano emotivo, ma anche su quello pratico. Se poi ci si mette in mezzo anche la mala burocrazia, le cose si complicano. Il 24 marzo, Gian Pietro Mari è diventato papà di una bella bambina, Anna. Quel giorno, ovviamente, si era preso una giornata libera dal lavoro che ha passato in buona parte a sbrigare pratiche burocratiche. «Sono partito da Follina la mattina presto - racconta - per riuscire a finire tutto in un giorno, non potevo prendermi altri giorni di permesso dal lavoro».




È andato prima in Comune poi all'Usl 7. Qui gli hanno assegnato anche il codice fiscale della piccola che poi doveva registrare all'Agenzia delle Entrate di Conegliano. Così ha fatto. «Sessanta chilometri tra andata e ritorno - prosegue -. L'operatore doveva soltanto inserire il codice fiscale nel terminale, copiandolo dal foglio che mi aveva dato l'Usl 7». Una volta fatto, Gian Pietro si è recato al sindacato per la pratica di maternità della moglie. «Quando hanno inserito il codice fiscale di mia figlia - dice - la pratica si è bloccata». La sequenza alfanumerica risultava sbagliata. «Controllando - racconta - hanno capito che era stat o scritto Anna con tre "n". Sono dovuto tornare subito all'Agenzia delle Entrate, prima della chiusura delle 13».



Altri sessanta chilometri e di corsa. Gian Pietro ce l'ha fatta ma quando si è trovato davanti all'operatore dell'ufficio Entrate, è rimasto sbalordito dalla risposta di questi. «Gli ho detto che c'era stato un errore - spiega Gian Pietro - e lui mi ha risposto che anche io dovevo controllare. Una risposta che mi ha decisamente infastidito». Il neo papà ha cercato di segnalare lo spiacevole disagio alla direzione, ma «ho trovato un muro di ostruzionismo - dice amareggiato - per diversi motivi non mi hanno mai passato l'ufficio».



E allora ha deciso di denunciarlo pubblicamente. «Sembra che queste persone vivano in un altro mondo, se io, che lavoro presso un'azienda privata, avessi fatto una cosa del genere sarei stato licenziato». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino