TREVISO «E' una tragedia assurda». Vive da anni ad Atene, la dottoressa trevigiana Maria Valeria Pomini, psicoterapeuta, e lì l'ha raggiunta...
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UN INCUBO
È un susseguirsi di notizie, mentre chi resta cerca di portare avanti, in uno scenario irreale, la propria quotidianità. «Non direi che possano essere rimasti coinvolti dei turisti, quelle colpite non sono zone frequentate dagli stranieri, se non quelli di passaggio per prendere il traghetto. Semmai in quelle aree molti ateniesi hanno la seconda casa. Per questo credo che le vittime siano greci». Traditi dalla repentinità con cui la situazione è precipitata, da un'ora all'altra: «È stato un fenomeno inaspettato, la colpa è stata del fortissimo vento che ha esteso il fuoco in brevissimo tempo», spiega la trevigiana. Che chiarisce: «A luglio ha piovuto molto, non siamo in un momento particolare di siccità, quelli in cui solitamente ci si sente più a rischio. I roghi hanno avuto uno sviluppo improvviso e incontrollabile, probabilmente ha contribuito in senso negativo anche il fatto che ci siano molte strade che si inoltrano all'interno delle zone di montagna, strade impervie, che forse non hanno permesso ai soccorritori di arrivare nelle zone in cui c'era bisogno in maniera più immediata. E comunque, considerata la vastità dei fronti aperti, anche i soccorsi non hanno saputo più a quale zona dare la precedenza: l'emergenza si è estesa improvvisamente». Senza dare il tempo di reagire. Con il fuoco che ha divorato ogni cosa, case, auto, persone. Ha inghiottito interi paesi, ridotto il paesaggio a relitti informi e cenere. Sotto gli occhi sconvolti di testimoni. «È una situazione molto triste per noi», conclude Maria Valeria Pomini, trevigiana trapiantata nella capitale greca, che come chi in Grecia ci è nato vive con apprensione e partecipazione emotiva la tragedia che ha colpito la sua terra d'adozione.
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Il Gazzettino