Il questore Odorisio: «Ragazzini reclutati per spacciare. Così i pusher evitano il rimpatrio»

Marco Odorisio
PADOVA - Da investigatore, con i gradi di dirigente della squadra Mobile di Verona, prima, e di Venezia, poi, il dottor Marco Odorisio per due volte aveva stroncato un fenomeno...

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PADOVA - Da investigatore, con i gradi di dirigente della squadra Mobile di Verona, prima, e di Venezia, poi, il dottor Marco Odorisio per due volte aveva stroncato un fenomeno con il quale adesso, da questore di Padova, si trova di nuovo a fare i conti cioè i minorenni che spacciano. A cui aggiungere un fatto del tutto nuovo, il reclutamento degli under18 a protagonisti della truffa del finto incidente.


Questore, cosa sta succedendo?
«Stiamo registrando che nelle truffe agli anziani c’è un abbassamento dell’età di chi si presenta a casa della vittima. E tutto questo non è casuale».


Vuol dire che c’è anche a Padova chi specula su questo e aggancia minorenni con l’obiettivo di impiegarli per commettere reati?
 «Chi, nel caso di specie, organizza la truffa sa che il minore non è imputabile o, se lo è, non è arrestabile. Nulla accade per caso: si è visto nel passato che alcuni adolescenti, infra-quattordicenni, venivano scelti apposta per questo».


Riguarda solo le truffe?
«La logica è la stessa per quanto riguarda lo spaccio: i numeri ci dicono che è questo il reato più commesso dai minorenni, in alcuni casi diventati l'ultimo tratto della catena di smercio dello stupefacente. Questo vuol dire che siamo di fronte ad un affinamento della catena che, dal punto di vista dei vertici e degli stessi pusher al dettaglio, ha una sua logica».


Cioè?
«Nel 2023 a Padova la Questura ha fatto 230 arresti per droga, a cui sono seguiti 200 collocamenti nei Centri per il rimpatrio. Significa che in un anno la Mobile e l'ufficio immigrazione ha colpito la parte finale dello spaccio, togliendo dalla piazza anche dei possibili sfoghi di illegalità. Un minorenne è diverso, anche se arrestato non può essere collocato in un Cpr. Così per gli adulti si riduce il rischio di essere espulsi».


 Chi sono questi minorenni, poco più che bambini, che entrano nel circuito della droga?
«Più che altro connazionali degli stessi spacciatori, ragazzini arrivati sul territorio nazionale qualche mese prima. Chi li recluta fa leva sull’appartenenza geografica: prima si interrompe questa strumentalizzazione, maggiori sono le possibilità di interrompere la devianza».


 Qual è la situazione di Padova in termini di reati commessi da minorenni?
«Il fenomeno della devianza e del disagio giovanile si manifesta attraverso la commissione di reati. I dati del 2023 rispetto a quelli del 2022 sono stazionari e anche la proiezione del 2024 lo è, forse avremo qualche decina di casi in più ma i trend non ci parlano di un incremento significativo. In sostanza i numeri sono tutto sommato contenuti, anche perché c'è attenzione massima a ogni possibile caso di microcriminalità giovanile. Oltretutto a Padova e provincia non c'è una situazione minorile di criminalità gerarchizzata».


Però ci sono stati episodi difficili da gestire...
«Sì, ma sono stati sono casi singoli, degenerati in aggressioni e anche in questi casi c'entrano i social». 


E le visualizzazioni...
«Tutto diventa buono per fare una cassa di risonanza. Anche la violenza è strumentale per ottenere contatti e avere dei like in più».


Cosa vedete, voi forze dell’ordine, dal vostro osservatorio?

«Che questi ragazzi sono la proiezione esterna di quello che viene fatto nelle famiglie. Tutto parte dal rispetto delle regole della stessa casa. Poi interviene la scuola e i luoghi di aggregazione. Ma non in sussidiarietà, ognuno deve però fare la propria parte».
 

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Il Gazzettino