CORTINA D'AMPEZZO - La tragedia si poteva evitare. Con questa motivazione il sostituto procuratore Roberta Gallego ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone....
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L'ipotesi d'accusa di omicidio colposo è a carico di Sandro D'Agostini, per anni a capo di Veneto Strade gestore della strada, l'ex sindaco Andrea Franceschi, il suo ex assessore Stefano Verocai e l'allora responsabile dell'ufficio Lavori pubblici del Comune, Stefano Zardini Lacedelli.
Secondo la pubblica accusa non si poteva certo fermare la frana, ma si sarebbero potute adottare misure per allertare la popolazione in caso di smottamenti, essendo la zona ad elevata pericolosità idrogeologica. Senza contare, inoltre, che il punto in cui morì la donna, era proprio il piccolo ponticello che attraversa il Bigontina creando una spaventosa strozzatura.
Il sistema adottabile poteva ad esempio essere un sensore di rilevazione di movimenti del fronte franoso, a monte, facendo scattare gli allarmi. Ma è bene ricordare che il sistema di sensori fu esattamente quello che tradì Borca di Cadore: altre due persone morirono nel luglio 2009, esattamente come a San Vito e poi ad Alverà. Perché il sensore, installato da anni, non funzionava, abbandonato a se stesso senza alcuna manutenzione. Funziona invece quello di Acquabona, dove ai primi movimenti della storica frana, i sensori si attivano e la strada statale viene chiusa.
Su questo fronte si giocherà l'eventuale processo al quattro indagati per i quali chiede il rinvio a giudizio.
Un altro colpo per l'ex sindaco Franceschi e l'ex assessore Verocai, entrambi già finiti sotto inchiesta in altri procedimenti. Di certo, quando accadde la tragedia, nessuno dei due era in carica. In Comune sedeva il commissario prefettizio Carlo De Rogatis in attesa di nuove elezioni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino