Centri per la quarantena occupati dai migranti, non c'è spazio per badanti e lavoratori dell'Est

Il centro per la quarantena di Pagnacco, in provincia di Udine
PORDENONE - Si è iniziato con i cittadini provenienti dai Paesi extra Ue, per proseguire poi con la black list, la lista nera che include Serbia, Montenegro, Kosovo, Bosnia...

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PORDENONE - Si è iniziato con i cittadini provenienti dai Paesi extra Ue, per proseguire poi con la black list, la lista nera che include Serbia, Montenegro, Kosovo, Bosnia e Bangladesh. Infine la Romania e la Bulgaria. Tutti territori dai quali nel peggiore dei casi non si può nemmeno rientrare in regione, e nel migliore bisogna mettersi in quarantena per 14 giorni appena varcato il confine. È il sistema di protezione che dovrebbe fare da scudo al contagio di ritorno, con particolare attenzione ai Paesi dell’Est Europa che non hanno sotto controllo l’epidemia. Ma a mancare in questa fase è un dettaglio-chiave: non ci sono abbastanza strutture per la quarantena in regione, e ad esempio nel caso delle badanti, si rischia di “assegnare” come luogo per l’isolamento il posto di lavoro stesso, cioè la casa della persona assistita. Con il rischio di vanificare ogni misura preventiva, dal momento che in molti casi il completo distanziamento richiesto dalla quarantena fiduciaria sarebbe estremamente difficile da rispettare. 

CORTO CIRCUITO
L’argomento riferito al ritorno delle badanti e delle colf è quello più pertinente. In Fvg solo le badanti regolari in senso stretto sono 13mila, di cui 3.700 in provincia di Pordenone. Quasi il 40 per cento proviene dalla Romania, Paese appena inserito nella lista dei territori soggetti a quarantena. Ma in tutta la provincia di Pordenone non c’è una sola struttura che possa garantire a chi rientra ad esempio dalla Romania di trascorrere l’isolamento in sicurezza. La Regione si è rivolta alle Prefetture per individuare luoghi idonei, ma al momento a dominare è l’incertezza. La maggior parte delle collaboratrici domestiche, infatti, non vive in abitazioni autonome ma si appoggia alla dimora della persona che assiste. «È un problema di cui siamo a conoscenza - ha spiegato il prefetto di Pordenone, Maria Rosaria Maiorino - ed effettivamente rappresenta un nodo da sciogliere». Per questo motivo anche a Pordenone ora parte una ricognizione finalizzata a individuare luoghi capaci di accogliere le persone che altrimenti non possono rispettare la quarantena. 
IMMIGRAZIONE

C’è poi il nodo legato al continuo flusso di richiedenti asilo che fa riferimento alla Rotta balcanica. Anche ieri in provincia di Udine sono stati rintracciati 60 migranti: dovranno tutti essere accompagnati nei centri per la quarantena esistenti. L’ex caserma Cavarzerani di Udine è ancora zona rossa, quindi non vi si può entrare: restano le strutture di Tarvisio, il tendone dell’ex seminario di Castellerio (Pagnacco) e la foresteria del castello a Tricesimo. Il Fvg si trova quindi di fronte a due pressioni: quella esercitata dai cittadini rientranti dai Paesi a rischio e quella - continua - dell’immigrazione. Entrambe richiedono uno sforzo legato alla prevenzione del contagio, ma le poche strutture esistenti rischiano la saturazione. E il sistema così può saltare.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino