Scontro fra magistrati sul passato delle banche popolari venete in crisi

Scontro fra magistrati sul passato delle banche popolari venete in crisi
«Quando si ricoprono incarichi istituzionali di rilievo sarebbe opportuno rilasciare dichiarazioni con maggiore prudenza». L'ex procuratore di Vicenza, Antonio...

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«Quando si ricoprono incarichi istituzionali di rilievo sarebbe opportuno rilasciare dichiarazioni con maggiore prudenza». L'ex procuratore di Vicenza, Antonio Fojadelli, in pensione dal 2011, replica così al procuratore generale Antonino Condorelli, il quale in un'intervista ha sostenuto che il disastro della Popolare di Vicenza affonda le radici nel passato e che «la Procura di Vicenza non riuscì a fare la sua parte, almeno non fino in fondo, nel controllo di legalità sull'amministrazione della banca e anche sull'operato degli stesi organi di vigilanza».


Parole che hanno sollevato l'immediata, dura reazione di Fojadelli, procuratore a Vicenza fino al 2003, per poi reggere a lungo quella di Treviso. «Il procuratore generale dovrebbe sapere come stanno i fatti», attacca Fojadelli, riferendosi all'inchiesta aperta nel 2002 a carico del presidente della Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, per la quale la Procura chiese l'archiviazione; indagine che, dopo l'imputazione coatta disposta dal gip, si concluse con una dichiarazione di non doversi procedere. «I fatti su cui si indagava allora erano completamente diversi e nulla era emerso in relazione a ciò che è accaduto successivamente. All'epoca si contestava l'asserita gestione padronale di Zonin, si parlava di un suo presunto conflitto di interessi per un immobile a Venezia, e di un utilizzo indebito della carta di credito aziendale: accuse dimostratesi infondate. Per tutto il resto non possiedo facoltà divinatorie e non le possedevo neppure all'epoca: i problemi emersi oggi sono ben diversi e trovano spiegazione sicuramente in errori, ma anche nel mutato contesto in cui si sono trovate ad operare lepopolari. Non a caso sono andate in crisi tutte assieme».
Fojadelli aggiunge che, in ogni caso, non è giusto dipingere tutti come mostri: «Ho incontrato imprenditori che hanno perso somme consistenti e, pur critici, riconoscono che la Popolare di Vicenza ha avuto una grande importanza e che, senza si essa, non avrebbero potuto operare».
Quanto all'incarico ricoperto dal 2014 in una società controllata dalla banca, la Nordest Srgr, nella quale gli fu chiesto di entrare dallo stesso Zonin, Fojadelli precisa di essere cessato lo scorso febbraio. «Sono tutte illazioni - sbotta -. Ho accettato l'incarico quando ero già in pensione e non vi era alcun conflitto con l'attività di magistrato. Tanto meno con quella svolta a Vicenza oltre 10 anni prima».

Dal procuratore generale, che nell'intervista aveva fatto riferimento ad «opacità all'interno della magistratura o mancanza di attenzione», è giunta una precisazione altrettanto pungente in serata: «Raccolgo l'invito di Fojadelli, ma rilevo che l'imprudente non sono certamente io. La prudenza va esercitata anche quando si cessano le funzioni di magistrato. Nelle mie dichiarazioni non ho accusato nessuno di responsabilità penali: ho spiegato che l'attuale Procura di Vicenza sta facendo il dovuto e paga l'inerzia di chi li ha preceduti. Quanto al passato, alla Procura generale non è stato possibile accertare se il mancato intervento tempestivo fu fatto in buona fede o meno: il pensionamento degli interessati impedisce di agire sul piano disciplinare».
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Il Gazzettino