Quadrante, Save si chiama fuori Adesso il nuovo stadio è a rischio

Enrico Marchi (a destra) con Giorgio Orsoni (foto d'archivio)
MESTRE - «Io mi chiamo fuori dall’operazione». L’affermazione di Enrico Marchi, presidente di Save, rischia di essere la pietra tombale sul progetto di un nuovo...

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MESTRE - «Io mi chiamo fuori dall’operazione». L’affermazione di Enrico Marchi, presidente di Save, rischia di essere la pietra tombale sul progetto di un nuovo stadio per il Venezia Calcio, che i tifosi sognano da anni e che sembrava finalmente a un passo dal concretizzarsi. Ma la complessa operazione sul Quadrante di Tessera - che prevedeva uno scambio di terreni tra la Save e il Comune, in modo che la prima potesse ampliare l’aeroporto Marco Polo e che il secondo potesse avviare una serie di operazioni immobiliari, tra cui appunto la costruzione dello stadio da parte della nuova proprietà guidata dal presidente Yury Korablin - sfuma con il deciso passo indietro di Marchi. Per i tifosi del Venezia si profila un doloroso deja vu, che riporta alla mente quanto successe sotto la presidenza di Massimo Zamparini: anche allora il progetto di uno stadio in terraferma naufragò clamorosamente dopo anni di trattative, portando Zamparini ad abbandonare clamorosamente la guida della società.




«Abbiamo preso atto - ha detto Marchi - che di fronte alle lungaggini del Comune e ad una certa malafede non si potrà fare questo grande progetto. Quando il ministero convocherà le parti ribadiremo ciò che abbiamo detto in questi anni; spiegheremo i motivi per cui avevamo acquistato le aree da scambiare, il dialogo che ci ha visto sempre d'accordo con Enac, faremo presente le difficoltà dettate dal cambiamento di posizione del Comune che, sottolineo, non è in grado di mantenere non solo la parola ma un contratto».



Marchi non ha risparmiato un attacco al sindaco Giorgio Orsoni, a riprova del fatto che tra i due non corre buon sangue: «Ha dimostrato miopia, e il fatto che ancora una volta a Venezia non si possa fare nulla a vantaggio della crescita della città, specie in termini occupazionali. Probabilmente ha qualche problema con la mia persona, ma questo non è per volontà mia. Forse perché era una delle tante persone che avrebbe ambito a fare il presidente dell'aeroporto, come era una delle tante persone che attorno allo scalo veneziano lavorava con ricche

consulenze».



I particolari nell'edizione del Gazzettino di Venezia in edicola mercoledì 15 gennaio Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino