L'alloggio demaniale che occupava il provveditore Cinzia Zincone va al motoscafista

L'alloggio demaniale del Provveditore Cinzia Zincone
VENEZIA - In questi giorni Cinzia Zincone, provveditore in pensione dal 1. dicembre dopo oltre quarant’anni di servizio, lascerà l’alloggio al pianterreno...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - In questi giorni Cinzia Zincone, provveditore in pensione dal 1. dicembre dopo oltre quarant’anni di servizio, lascerà l’alloggio al pianterreno di proprietà del demanio che si affaccia sulla darsena di Cannaregio (canone 238 euro al mese): nei mesi scorsi, in una periodica verifica delle proprietà demaniali in tutta Italia, era spuntato il suo nome (e solo il suo) come inquilino eccellente e il caso era stato portato alla ribalta nazionale. I precedenti presidenti del Magistrato alle Acque, invece, occupavano - a titolo gratuito - altri appartamenti con affacci ben più prestigiosi sul Canal Grande.

Ora l’"alloggio dello scandalo” andrà riassegnato e si è convenuto di ripristinare la figura del custode della darsena, dove vengono ospitate ad esempio le barche sequestrate dalla polizia lagunare. E ci andrà a vivere il motoscafista del provveditorato, che svolge anche compiti di polizia lagunare.

Ma la vicenda dell’appartamento è stato solo uno degli ultimi intoppi di Zincone, precipitata nel baratro con pesanti ripercussioni anche sulla salute. Perchè in agosto Zincone era stata sospesa dal Ministero, e senza stipendio, fino alla fine del suo mandato. Un’onta in una carriera senza una macchia. Due le contestazioni mosse: un’intervista inopportuna e un pagamento a rimborso per un’azienda.

Provveditore, evidentemente lei è entrata in collisione con qualcuno. Perché?

«Non è un mistero che con il commissario del Mose Elisabetta Spitz avessimo una visione diversa sulla laguna e sull’impiego dei fondi. Un punto tra tutti: i 538 milioni accordati dal Cipess, eredità ricevuta dal mio predecessore Roberto Linetti che li aveva rintracciati insieme a un lavoro di squadra con il commissario Giuseppe Fiengo e il direttore del Consorzio Nicoletta Doni: avrei tenuto maggiormente in considerazione tutta la laguna, non solo il Mose. Prova ne è che alcuni progetti importanti si sono arenati. E la gara per la manutenzione delle paratoie, che io reputavo urgentissima, è stata non solo sospesa ma addirittura revocata»

Le è stata contestata un’intervista in cui ha definito il ruolo del commissario “inutile”.

«Come ho avuto modo di dimostrare, non avevo intenzione di rilasciare interviste, nè l’avevo concordata. Ho ingenuamente fatto delle affermazioni in una conversazione informale che sono state poi utilizzate come dichiarazioni. Però ci sono state dichiarazioni ufficiali di segno opposto e palesemente false, come quelle sui costi dei consulenti del Provveditorato, che sono passate inosservate».

In seguito a un’audizione in cui Zincone ha avuto la possibilità di spiegare la propria posizione, la vicenda si è risolta con una sanzione di 200 euro da parte del Ministero. 

Ma forse c’è anche qualche altro motivo?

«Probabilmente il commissario mi ha ritenuta, erroneamente, responsabile del blocco della sua parte variabile dello stipendio, legata agli obiettivi raggiunti. In realtà su quello io non c’entro, l’erogazione è stata fermata dalla Ragioneria. Che poi io dica che è giusto è un altro paio di maniche».

Il commissario infatti, è tenuto a redigere una relazione informativa al ministro sull’attività svolta, l’ultima inserita nel sito risale a maggio 2021, quella che ha ottenuto l’asseverazione del provveditore attuale Fabio Riva, che all’epoca era estraneo alle vicende veneziane.

Ma a lei viene contestato anche il pagamento diretto di 835 mila euro, su un credito totale che superava i 5 milioni, alla ditta Clodia. Come è andata?

«L’ho fatto seguendo un principio di ragionevolezza, è stato un pagamento di soldi dovuti, sulla base di un principio di ragionevolezza e in base a una procedura ordinaria. Per evitare il fallimento dell’azienda e a tutela della salvaguardia della città».

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino