La provincia dolomitica fanalino di coda in Veneto per indebitamento

A Belluno l'indebitamento più basso del Veneto
BELLUNO - Caro mutuo, ti conosco poco in provincia di Belluno: il dato emerge da uno studio della Cgia di Mestre effettuato sui conti in rosso delle famiglie italiane,...

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BELLUNO - Caro mutuo, ti conosco poco in provincia di Belluno: il dato emerge da uno studio della Cgia di Mestre effettuato sui conti in rosso delle famiglie italiane, rielaborando anche dati a disposizione della Banca d’Italia e di Istat. La provincia dolomitica realizza il miglior risultato a livello veneto sulla lettura di più elementi. Anche il confronto con le altre regioni, colloca il Bellunese nella fascia con minor debiti. 


LE CIFRE
Nel 2022 i bellunesi hanno contratto mutui, leasing, prestiti personali, prestiti contro cessione di stipendio, aperture di credito in conto corrente (in genere forme di credito al consumo) per 1.739 milioni: il 2,2 per cento in più dell’annualità precedente, quando essi si erano fermati a 1.702 milioni. Mediamente è come se ogni bellunese avesse sulla testa un debito di 8.794 euro. Nel conteggio rientrano anche altre forme tecniche di prestito che, come indicato dalla Banca d’Italia, non sono specificate nelle statistiche, ad esempio carte di credito o prestiti su pegno. A livello regionale si viaggia su un incremento tra il 2021 e l’anno successivo pari a 3,7 punti percentuali, che equivalgono ad uno 0,2 in più rispetto al dato nazionale (3,5). Soltanto Rovigo si avvicina alla situazione di Belluno. Tuttavia anche le famiglie bellunesi risultano sempre più indebitate: al 31 dicembre dello scorso anno l’importo medio dell’indebitamento per nucleo famigliare presente in provincia è salito a 18.544 euro. A darne conto è l’Ufficio studi della Cgia che, a seguito di questi risultati, paventa un altro rischio: la recrudescenza dell’usura. Sebbene in Veneto il numero delle denunce alle forze dell’ordine di questo reato sia pari a una dozzina all’anno, non è da escludere che l’incremento dei debiti delle famiglie spinga più di qualcuno a rivolgersi agli usurai che, da sempre, sono più “disponibili” di chiunque altro ad aiutare chi si trova a corto di liquidità, soprattutto nei momenti economicamente più difficili. Con il progressivo rallentamento dell’economia e il conseguente crollo dei prestiti bancari alle imprese, avvenuto negli ultimi mesi, non è da escludere che sia in atto un “avvicinamento” delle organizzazioni criminali verso le microaziende a conduzione familiare: come gli artigiani, i negozianti e tante partite Iva.


L’OBIETTIVO


«Per evitare tutto ciò – sottolinea la Cgia di Mestre – bisogna invertire la tendenza, tornando a dare liquidità alle microimprese, altrimenti molte di queste potrebbero finire tra le braccia degli usurai. È necessario incentivare anche il ricorso al “Fondo per la prevenzione” dell’usura». Uno strumento presente da decenni, ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e, conseguentemente, con scarse risorse economiche a disposizione. Sebbene lo stock dei debiti sia in aumento a causa dell’inflazione, dell’incremento del costo dei mutui e dell’impennata delle bollette che hanno segnato negativamente gran parte dell’anno scorso, la situazione è critica, ma ancora sotto controllo. Per l’Ufficio studi mestrino è probabile che l’incremento dei debiti sia in parte riconducibile alla forte ripresa economica avvenuta nel biennio tra il 2021 e il 2022. Anche in Veneto, le aree provinciali più esposte economicamente, infatti, sono quelle che presentano i livelli di reddito più elevati. In queste realtà tra gli indebitati ci sono anche nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Il maggiore indebitamento potrebbe essere riconducibile ai significativi investimenti nel settore immobiliare in massima parte ascrivibili alle famiglie con un buon tenore di vita.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino