Province, rischiano il posto 445 dipendenti: «Riordino subito»

Province, rischiano il posto 445 dipendenti: «Riordino subito»
C’è il problema dei dipendenti: 445 persone che rischiano di restare a piedi. E c’è il problema delle competenze. Ad esempio, la formazione professionale: chi aprirà tra...

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C’è il problema dei dipendenti: 445 persone che rischiano di restare a piedi. E c’è il problema delle competenze. Ad esempio, la formazione professionale: chi aprirà tra un mese le preiscrizioni per l’anno scolastico 2015-2016? Oppure il trasporto casa-scuola per gli studenti disabili: chi se ne farà carico?


È l’effetto del declassamento delle Province, enti che (per ora) continuano a esistere ma che sono stati svuotati di poteri e di risorse, senza tuttavia chiarire (almeno per ora) a chi spetteranno materie delicate come appunto alcuni servizi sociali. Al riguardo, l’Upi veneta (Unione delle Province) presieduta da Leonardo Muraro e l’Anci (Associazione dei Comuni) guidata da Maria Rosa Pavanello hanno presentato una proposta di legge con la richiesta che il consiglio regionale la licenzi già entro il mese. «Perché - ha detto Muraro - chi parla di riordino delle amministrazioni provinciali pensando solo ed unicamente al tema pur delicato ed importante del personale, compie un grave errore di valutazione. Il tema prioritario è quello delle funzioni e poi i costi del personale».

E mentre in campo San Tomà a Venezia, poco distante dalla sede della Regione, i dipendenti delle sette Province venete (in realtà 6 perché Venezia è destinata a diventare città metropolitana) protestavano, a Palazzo Balbi l’assessore agli Enti locali Roberto Ciambetti ha istituito il tavolo con i sindacati per definire proprio il tema del personale: dei 2.883 dipendenti delle 7 sette Province venete, 1.979 sono i lavoratori impegnati nello svolgimento di attività connesse alle funzioni fondamentali che la legge Delrio attribuisce alle Province, mentre il personale di ruolo adibito a funzioni non fondamentali ammonta a 904 unità, di cui 459 impiegate nei centri per l’impiego e che passeranno sotto un’agenzia nazionale. In soldoni, quelli a rischio sono 445. Senza contare i circa 250 dipendenti delle società partecipate dalle Province. Entro marzo si saprà quali dipendenti resteranno in Provincia e, soprattutto, a fare cosa. «In base alla legge di Stabilità - ha detto Ciambetti - le Regioni sono chiamate a individuare il personale che rimarrà assegnato alle Province e alle Città metropolitane e quello destinato alla mobilità». Upi e Anci, intanto, insistono per il riordino delle competenze.


Per la cronaca, l’argomento è stato oggetto di scontro politico: Lucio Tiozzo e Bruno Pigozzo (Pd) hanno accusato il governatore Luca Zaia di non aver affrontato la questione, al che Federico Caner (Lega) ha ribattuto che è il Pd che a Roma ha fatto una «riforma raffazzonata, incompleta, costosa e cialtronesca». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino