Fronte di protesta dei centri commerciali per il fine settimana ridotto: tutti a Roma

La protesta parte dal Piazzagrande di Piove di Sacco
PIOVE DI SACCO - I titolari dei centri commerciali vanno a Roma per chiedere ascolto al governo e poter riaprire nel fine settimana. L’iniziativa parte da Piove di Sacco...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PIOVE DI SACCO - I titolari dei centri commerciali vanno a Roma per chiedere ascolto al governo e poter riaprire nel fine settimana. L’iniziativa parte da Piove di Sacco dove Giuseppe Pittarello, presidente dell’omonima catena di calzature e del Consiglio d’amministrazione del centro commerciale Piazzagrande, lancia un appello a tutti gli imprenditori e addetti dei centri e parchi commerciali italiani, una delle tante categorie duramente colpite dalle misure imposte a livello nazionale e locale per il contenimento del contagio. L’invito è per unire le proprie voci a Roma, mercoledì 12 maggio alle 12, per esprimere le ragioni di un settore in ginocchio perché «le restrizioni adottate nelle prime ore di emergenza si protraggono ormai da oltre un anno, con notevole danno economico».



LE RISPOSTE
All’appello hanno prontamente aderito le rappresentanze dei più importanti centri e parchi commerciali da nord a sud oltre a retailer, insegne nazionali e internazionali, commercianti locali, personale di vendita, che hanno già confermato la propria presenza a Roma. 
«Il motivo che ci induce a una simile decisione è di pura sopravvivenza - spiega Pittarello - Quattordici mesi fa il governo ha adottato misure rigorose, ma necessarie per affrontare una crisi senza precedenti. Si trattava di salvare il paese e la popolazione da un’epidemia devastante e tutti noi abbiamo operato con le stesse priorità: garantire i servizi e i prodotti essenziali in condizioni di sicurezza sanitaria. In 24 ore la grande distribuzione, i centri e i parchi commerciali si sono attrezzati per rispondere prontamente alle esigenze». 
L’IMPEGNO
«Abbiamo adattato spazi e strutture - insiste - abbiamo ideato nuovi protocolli di pulizia e sanificazione, investito in attrezzature e applicazioni tecnologiche per misurare le temperature, gestire le presenze, disciplinare le code, abbiamo adattato gli orari di settimana in settimana, a volte di giorno in giorno, abbiamo riallocato i nostri budget in servizi a favore della collettività, della sanità, della scuola, delle fasce più deboli. Abbiamo anche ospitato e realizzato nelle nostre gallerie i centri vaccinali. L’abbiamo fatto con il cuore e con la consapevolezza che solo un impegno collettivo ci avrebbe permesso di superare l’emergenza. Oggi l’epidemia non è ancora sconfitta e noi non abbiamo mai abbassato la guardia. Però il nostro settore sta pagando un prezzo troppo alto e ingiustificabile». 
LE STIME
Pittarello si basa sui numeri. «Tenere i negozi chiusi il sabato e la domenica corrisponde a perdite di fatturato stimabili intorno al 50%. Ci sono tra noi operatori che non hanno più riaperto dalla primavera 2020, altri che lo hanno fatto a singhiozzo. Le chiusure dei giorni festivi e prefestivi sono onestamente ingiustificabili ai fini sanitari. Perché un negozio in una galleria commerciale dovrebbe essere più pericoloso di uno su strada?». 
L’APPELLO

Il presidente Pittarello conclude con un appello: «Quello che chiediamo ai nostri amministratori è di ascoltare il nostro grido di allarme e di spiegare, se possibile, misure così dannose, economicamente, e discriminatorie. I nostri centri e parchi commerciali sono parte integrante del territorio e delle comunità, motori dell’economia locale e luoghi di relazione, sono parte della vita e della memoria locale. Per questo auspico un’adesione quanto più allargata possibile e di trovare interlocutori attenti e aperti al dialogo». 

 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino