Prosecco, i produttori del Carso: «Pagateci i diritti sul nome»

Prosecco, i produttori del Carso: «Pagateci i diritti sul nome»
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NOSTRO INVIATO
TRIESTE - Un "copyright" sull’uso della denominazione Prosecco a vantaggio dei coltivatori del Carso triestino, che storicamente vantano la primogenitura di cotanto nome. È quanto chiedono i produttori dell’altopiano che sovrasta il capoluogo del Friuli Venezia Giulia a riparazione della sostanziale inefficacia del protocollo siglato con lo Stato sei anni or sono. Prevedeva incentivi, agevolazioni a coltivare in zone gravate da una teoria di vincoli ambientali e paesaggistici, ma anche una struttura espositiva capace di rendere omaggio, ad un tempo, alla colossale produzione delle preziose "bollicine" del Nordest e al piccolo borgo carsico dove cominciò questa bella storia fatta di qualità e affari.

 
La prospettiva della "royalty" è però stata stoppata, ieri a Trieste, dal ministro dell’agricoltura, Maurizio Martina, che ne attesta la formale legittimità ma al tempo stesso mette le mani avanti: «Semmai chiedetela al Consorzio del Prosecco». Almeno in linea teorica, l’uso del nome è possibile tanto quanto faccia parte della zona Doc anche l’abitato di Prosecco con i suoi pastini strapiombanti sul mare (che peraltro soltanto in rarissimi casi sono effettivamente dedicati al vitigno glera dal quale si produce l’omonimo oro liquido). Tuttavia il ministro preferisce non incoraggiare clamorosi gesti di rottura: «Io metto a disposizione strumenti praticabili che riguardano le mie responsabilità e le mie competenze», precisa infatti. «Dobbiamo lavorare a un progetto avanzato per la viticoltura di questi territori e per massimizzare la forza che è capace di esprimere. Ci sono delle occasioni. Invito a concentrare tutti i nostri sforzi sulle leve possibili».
Ma quali sono tali leve? Martina indica la strada dei finanziamenti europei, quel sistema Ocm che nella sua visione può irrobustire sia la Doc nordestina del Prosecco che un’area transfrontaliera fra la parte italiana e quella slovena del Carso. Un paradigma, del resto, che si sta adottando per il rosso e ferrigno Terrano, con la piena disponibilità del Governo di Lubiana a condividere gli affari oltre alla denominazione.

Oggi il Prosecco si produce in 200 milioni di bottiglie all’anno, cifra che nel 2015 ha consentito per la prima volta il sorpasso sullo Champagne. Le aziende vitivinicole interessate sono 8.159, le case spumantistiche 269. La zona Doc si trova in 5 province venete e nelle 4 province friulgiuliane. Questo vino, spumantizzato da inizio Novecento, viene ora apprezzato in tutto il mondo, ma le sue origini sono localizzate proprio sul Carso, dove nell’era romana si produceva il suo progenitore: il Puccino. Più recenti testimonianze scritte documentano l’esistenza del "Proseker" da Prosek, toponimo sloveno del borgo. E bandiera di combattimento dei piccoli produttori carsici.
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Il Gazzettino