No del Tar del Veneto a un vigneto di Prosecco: «In zona sono troppi»

No del Tar del Veneto a un vigneto di Prosecco: «In zona sono troppi»
MONTEBELLUNA - Il Tar boccia un mega vigneto sul Montelletto. L'organo regionale, presieduto da Alberto Pasi, ha rigettato infatti il ricorso presentato dall'Azienda...

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MONTEBELLUNA - Il Tar boccia un mega vigneto sul Montelletto. L'organo regionale, presieduto da Alberto Pasi, ha rigettato infatti il ricorso presentato dall'Azienda Agricola Capodimonte contro Comune di Montebelluna, Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, Regione Veneto, Ministero per i Beni e Le Attività Culturali e del Turismo di fronte al divieto di realizzare sul Montelletto un vigneto delle dimensioni di 38mila metri quadrati. 

 
IL CONTENZIOSO
La questione risale al 2016 quando l'azienda aveva presentato richiesta di autorizzazione per installare il vigneto su un fondo situato in un'area gravata, tra gli altri, da vincolo paesaggistico. 
La società aveva specificato, in particolare, che il fondo era circondato da aree boschive e che, per la sua collocazione, invisibile dai piedi della collina dove è situato. Inoltre, aveva affermato che l'impianto sarebbe stato realizzato con le ordinarie operazioni di aratura e fresatura e che sarebbero state attivate tutte le misure necessarie per conservare l'aspetto paesaggistico-ambientale della zona. Nonostante ciò, però, era arrivato il no del Comune che si era prima rivolto alla Sovrintendenza. Un verdetto che, però, il privato non ha accettato ricorrendo al tribunale. 
«Il parere sfavorevole -spiega però il giudice- non è fondato su ragioni ostative alla coltivazione della vite tout court, ma sulla necessità, mediante la predisposizione di un progetto che preveda misure compensative, di rendere tale coltivazione compatibile con il mantenimento della varietà del paesaggio, oggetto della tutela». E poco importa che la coltivazione della vite, nell'area in questione, costituisca una coltura tradizionale. 
LA BOCCIATURA
«Non è la coltura in sé che viene ritenuta detrattiva del paesaggio -ribadisce il Tribunale- ma l'estensione e la morfologia dell'impianto proposto e il suo impatto sul paesaggio circostante, connotato com'è dalla presenza sempre maggiore di vitigni». 
Insomma, il no sembra riguardare in particolare il concetto di monocoltura, spesso contestato a più livelli. «Il verdetto del Tribunale -commenta il sindaco Marzio Favero, molto soddisfatto- è la dimostrazione di un dato culturale prima che giuridico nelle aree sottoposte a valutazione. Conferma infatti che bene ha fatto il Comune con i suoi tecnici a chiedere l'autorizzazione paesaggistica per un'area di importante rilevanza. 
Tale risultato deve rappresentare pertanto un monito per il futuro e diventare un esempio da applicare su scala ampia». Del resto, «i Comuni stanno lottando per la valorizzazione turistica del territorio tale verdetto si muove nella stessa direzione». I ricorrenti dovranno anche pagare le spese del giudizio in favore del Ministero per i Beni e Le Attività Culturali e del Turismo, pari a 3mila euro. 

Laura Bon
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Il Gazzettino