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VALDOBBIADENE - Una lattina di Glera – spacciata come Prosecco – in primo piano. Sullo sfondo le colline patrimonio dell’Umanità, precisamente le colline di San Pietro di Barbozza. Una pubblicità, via social, che nei giorni scorsi è finita all’attenzione dei produttori di prosecco docg Conegliano Valdobbiadene e, in particolare, di quelli valdobbiadenesi, che subito hanno riconosciuto le loro colline vitate, sito Unesco, sfruttate per promuovere quello che il consigliere regionale Tommaso Razzolini (Fratelli d’Italia) ha definito «l’ennesimo falso Prosecco, questa volta addirittura in lattina». Il consigliere regionale ha prontamente segnalato al direttore del Consorzio di tutela del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene docg questa pubblicità, già comunque finita all’attenzione dell’ente, perché a quanto pare la sponsorizzazione via social di quel vino in lattina ha bersagliato in particolare proprio gli utenti valdobbiadenesi, culla del Prosecco docg.
IL DISCIPLINARE
«Immagine e qualità del vino italiano, tra cui il Prosecco, sono incompatibili con la lattina» scandisce Razzolini che ricorda come il disciplinare Unesco non permetta di utilizzare le colline di Conegliano e Valdobbiadene per l’ambientazione di un prodotto che nulla ha a che fare con questo territorio.
L’ATTACCO
Non è la prima volta che si parla di falso Prosecco, in Italia, ma anche all’estero. Numerose le testimonianze di falsi prodotti enogastronomici recuperati in ogni angolo del mondo che sfruttano le eccellenze venete e trevigiane. «Sfruttare il richiamo internazionale del vino italiano più esportato al mondo in maniera impropria a fini commerciali è una pratica sleale e scorretta che va denunciata» conclude Razzolini.
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Il Gazzettino