​Falsi Dop. Il Gip sospende l'asta dei 30mila prosciutti ancora sotto sequestro

Falsi Dop. Il Gip sospende l'asta dei 30mila prosciutti ancora sotto sequestro
PORDENONE - L'asta di 30.150 prosciutti sospesa. La Cassazione che rigetta il ricorso della Procura contro l'ordinanza del Tribunale del Riesame che annullava le misure...

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PORDENONE - L'asta di 30.150 prosciutti sospesa. La Cassazione che rigetta il ricorso della Procura contro l'ordinanza del Tribunale del Riesame che annullava le misure cautelari. Infine, la stessa Cassazione che dichiara l'inammissibilità dei ricorsi contro i sequestri probatori dei prosciutti che non rispondono al disciplinare Dop. Tutto in un giorno. Per l'inchiesta dei carabinieri del Nas di Udine e dell'Ispettorato anti frode, coordinati dal pm Marco Brusegan, è stata una giornata intensa. Lo stesso si può dire per i 91 indagati e i loro difensori. A maggio il Pm ha dissequestrato 60mila prosciutti. Sono stati restituiti ai prosciuttifici, che potranno venderli dopo averli smarchiati. Ci sono, però, poco più di 30mila cosce ancora bloccate. Sono quelle dei prosciuttifici Sanbon Srl e Testa &  Molinaro di San Daniele, che fanno riferimento all'imprenditore Stefano Fantinel, uno dei principali otto indagati. Secondo il pm, non poteva non sapere che nei suoi prosciuttifici arrivavano falsi Dop. Inutile il ricorso dell'avvocato Luca Ponti alla Procura: respinto. Il legale udinese si è pertanto rivolto al gip Monica Biasutti, che ha fissato udienza per il 4 settembre, ma nel frattempo ha sospeso l'asta disposta con un'ordinanza del 21 giugno dalla Procura e affidata all'Istituto vendite giudiziarie di Udine.

LA CASSAZIONE/1
L'altro ieri si è discusso il ricorso presentato dalla Procura contro l'ordinanza del Tribunale del Riesame sull'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare per gli 8 indagati sottoposti un anno fa ai domiciliari. I giudici triestini avevano annullato le misure cautelari ritenendo che non vi fossero i presupposti per contestare l'associazione per delinquere. Il Procuratore generale non ha sposato la linea della Procura di Pordenone e ha chiesto l'inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza. E dello stesso avviso è stato il giudizio della Cassazione. Le misure personali riguardavano l'imprenditore sandanielese Stefano Fantinel, il gemonese Carlo Venturini, gli allevatori Sergio Zuccolo di Varmo, Renzo Cinausero di San Martino, Loris Pantarotto di Morsano, i due dipendenti di Gruppo carni Elena Pitton e Michele Pittis, oltre al veterinario Aurelio Lino Grassi di Pozzuolo.
IL REATO ASSOCIATIVOSecondo il Riesame di Trieste non si può contestare l'associazione per delinquere, l'unico reato per il quale era stata applicata la misura cautelare, perchè non si può paragonare gli otto indagati a un gruppo criminale. Nessun vizio formale era stato imputato alla Procura o al gip di Pordenone. Il collegio non aveva condiviso l'impianto accusatorio laddove contestava il reato associativo, l'unico per il quale era stata applicata la misura cautelare. Riteneva che non vi fossero i gravi indizi per contestarlo e per questo aveva rimesso tutti in libertà. Secondo i giudici, reati come la frode in commercio o la contraffazione di prosciutti Dop e marchio Aqua non sarebbe stata «la prassi». I «magheggi» e gli accordi che gli investigatori ascoltavano nelle intercettazioni telefoniche, erano stati inquadrati dal Riesame come «occasionali», non ci sarebbe stata la consapevolezza da parte degli indagati di «far parte di un sodalizio criminoso». Per le difese - oltre a Ponti, gli avvocati Maurizio Conti, Luigi Rossi, Federica Tosel, Gian Lucio Morassutti e Mattia Callegaro - il giudicato cautelare della Cassazione costituirà un macigno in fase processuale: «È stato introdotto un altro grado di merito».
LA CASSAZIONE/2

A Roma l'altro ieri si è discusso anche di sequestri. L'avvocato Conti aveva depositato ricorsi contro centinaia di prosciutti bloccati nei magazzini. In cinque casi ha rinunciato, perchè il Pm aveva già provveduto a dissequestrarli lo scorso maggio. Restava bloccata una partita di oltre 2mila prosciutti di proprietà dell'allevatore Sergio Zuccolo. La Cassazione ha confermato il sequestro probatorio giudicando il ricorso totalmente inammissibile. I sigilli sono legittimi.
Cristina Antonutti
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Il Gazzettino