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UDINE - Per gli emergentisti, l'ultimo atto che si è consumato al Pronto soccorso di Udine, già falcidiato dalle fughe dei medici e ora rimasto senza un direttore titolare dopo il passaggio di Mario Calci ad Arcs, è l'immagine plastica di «una deriva annunciata». E i politici di centrosinistra ci leggono una mancanza di strategia.
I MEDICI
Calci, che si è detto contento del lavoro svolto in Pronto soccorso a Udine, ha salutato il reparto dopo quasi 5 anni (Covid incluso) per approdare alla struttura di Coordinamento reti cliniche di Arcs, con attestazioni pubbliche di gratitudine da parte dell'Azienda. Una soluzione concordata, quindi. Ma Alberto Peratoner (Aaroi Emac) ne dà una sua lettura, tesi ben distante dalla versione ufficiale, parlando di «ennesimo preoccupante siparietto Asufc di un direttore "dimissionato" - sostiene Peratoner - e destinato al "refugium peccatorum" di Arcs, in un drammatico scenario di un Pronto soccorso di Udine al collasso totale e di un'azienda e una Regione che sull'ambito emergenza-urgenza confermano non aver la più pallida idea di soluzioni, programmi e proposte mentre i professionisti continuano a licenziarsi e interi rami d'azienda vengono ceduti ai privati. È la cronaca di una deriva chiaramente annunciata e da tempo da noi denunciata». «Negli ultimi anni, quasi i tre quarti della compagine dei medici di Pronto soccorso pre-Covid se ne sono andati - rileva Giulio Andolfato (Cimo Fesmed) -. Pur di non stare in un reparto dove si lavorava male e dove c'era una situazione organizzativa invivibile per i medici, gli infermieri e i pazienti, i camici bianchi hanno preferito andarsene, chi a fare il medico di base, chi al Sert e chi in ospedali lontani». «Il mio timore è che con l'esternalizzazione ci sarà un intasamento di letti in Pronto soccorso e nei reparti», prosegue.
Per il segretario regionale Anaao Assomed Massimiliano Tosto «è la prosecuzione della discesa che stiamo affrontando coi freni "imberlati" nel settore emergenza-urgenza, ma non solo.
LA POLITICA
«Nel momento in cui il sistema dei pronto soccorso pare essere di nuovo sotto grande pressione - rileva Salvatore Spitaleri (Pd) - rimane poco comprensibile la scelta di spostare proprio ora una pedina strategica dal più grande Pronto soccorso regionale. Se tutto era programmato da tempo, non si comprende perché un eventuale cambio non sia stato per tempo gestito e non sia stato programmato l'arrivo di un nuovo direttore. Rimane, alla luce delle osservazioni della Simeu, del tutto oscura la strategia regionale (se strategia vi è) nella gestione dei pronto soccorso regionale, oggetto di esternalizzazioni, da un lato, e di promesse future e futuribili, dall'altro. La percezione - per Spitaleri - è che si brancoli nel buio». Per Simona Liguori (Civica Fvg) «nel momento in cui la direzione generale annuncia l'esternalizzazione del Pronto soccorso, viene a non esserci più una figura apicale. Questo ci dà anche la dimensione di quanto la politica della giunta Riccardi-Fedriga sia lontana dalle esigenze della gente e dei professionisti». Secondo Rosaria Capozzi (M5S) la recente manovra regionale «ha peggiorato la tenuta del sistema». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino