Al Pronto Soccorso 12 ore senza cure: odissea di una 83enne con una vertebra fratturata

SANITA' Il servizio del Pronto soccorso non sempre risulta efficiente in questo ultimo periodo
ROVIGO È caduta a terra mentre assisteva il marito invalido. La donna, 83 enne, malata oncologica, avrebbe atteso per 12 ore in una sedia al Pronto Soccorso prima di essere...

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ROVIGO È caduta a terra mentre assisteva il marito invalido. La donna, 83 enne, malata oncologica, avrebbe atteso per 12 ore in una sedia al Pronto Soccorso prima di essere visitata da un ortopedico. A raccontare l’odissea vissuta dall’anziana pochi giorni fa all’ospedale Santa Maria della Misericordia è il genero. «Mia suocera, pensionata e malata oncologica, due notti fa ha fatto uno sforzo particolarmente intenso per soccorrere suo marito, scivolato giù dal letto, ed è rimasta bloccata con la schiena – racconta l’uomo - Sembrava il classico “colpo della strega”, che tuttavia non accennava a diminuire neppure con il riposo forzato di due giornate. Mia moglie decide pertanto di portarla venerdì mattina alle 8 al Pronto Soccorso della Casa di Cura di di Santa Maria Maddalena. Dopo circa cinque ore viene sottoposta a Tac con diagnosi di “frattura di una vertebra” e l’invito a rivolgersi tempestivamente all’ospedale di Rovigo per una visita da parte di un ortopedico, di cui il Punto medico di Santa Maria è sprovvisto».


ATTESA INFINITA

Arrivata poco prima delle 15, superato triage e tamponi, inizia l’odissea. «Mia moglie viene invitata ad attendere in macchina al parcheggio – spiega il genero dell’anziana - Mia suocera inizia ad attendere seduta su una sedia a rotelle. Le viene assegnato il Codice bianco, le viene prospettata un’attesa di qualche ora. Alle 20 le ore di attesa iniziano a essere 5, poi diventano 9. A mezzanotte mia moglie esausta chiede lumi, viene rassicurata che le visite stanno proseguendo e viene invitata ad attendere con pazienza». «All’una di notte - continua l’uomo - sollecito mia moglie a ricontattare il Pronto soccorso in quanto ritenevo che avesse inteso male, nel senso che la mamma fosse stata trattenuta su un letto o una barella a dormire in attesa della visita nella mattinata del giorno successivo. Nel frattempo mia suocera, vertebra fratturata e fuori casa dal mattino, seduta su una sedia a rotelle dalle 15, continua senza protestare ad attendere il suo turno». «Finalmente alle 3,15 – racconta l’uomo - un’infermiera avvisa mia moglie che il medico è andato via. Lasciando dunque un anziano fratturato in attesa da solo 12 ore senza visita. Sono questi gli eroi? Li giustifichiamo per lo stress da Covid? No, il disservizio non si giustifica, la disumanità neppure. In un Paese civile l’azienda sanitaria locale contatterebbe il paziente per chiedere umilmente scusa, scommettiamo che a noi non succede? Siamo umiliati e sconvolti dalla freddezza manifestata dagli operatori di fronte a un anziano sofferente e bisognoso d attenzione».
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Il Gazzettino