Manca la guardia medica sul territorio, i pazienti intasano il pronto soccorso

Il pronto soccorso torna ad essere intasato
PORDENONE  - Un’emergenza nell’emergenza, anche quando si poteva sperare in un attimo di tregua, magari duratura grazie allo scudo offerto dai vaccini. Ma non...

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PORDENONE  - Un’emergenza nell’emergenza, anche quando si poteva sperare in un attimo di tregua, magari duratura grazie allo scudo offerto dai vaccini. Ma non c’è solo il Covid, a segnare l’attività dei reparti di Pronto soccorso della provincia. Anzi, proprio quando gli accessi d’urgenza causati dalla pandemia sono a livelli minimi, ecco una nuova emergenza che in questi giorni sta mandando in crisi (vera, non è un’iperbole) sia il Pronto soccorso di Pordenone che quello di San Vito: è la mancanza delle guardie mediche - problema già affrontato ma al momento senza soluzione -, che finisce per convogliare anche i casi assolutamente non gravi nelle stanze della prima assistenza. Ed è già caos in mezza provincia, sia di giorno che di notte. 


IL VIAGGIO
Il picco, è stato raggiunto nel fine settimana, quando al Pronto soccorso di Pordenone gli accessi contemporanei sono saliti anche oltre quota sessanta. Con tutti i riscgìhi che ne conseguono a fronte dell’aumento anche dei contagi. Ma anche a San Vito si è vista una situazione simile, pur con numeri (ma anche spazi, ed è il dettaglio che conta) più contenuti. La maggior parte di questi accessi era rappresentata da codici verdi o addirittura bianchi. Molti, provenivano dal “buco” lasciato dall’assenza sul territorio (a macchia di leopardo) delle guardie mediche. La continuità assistenziale da settimane è “saltata” e il carico si è riversato sui reparti di Pronto soccorso. Lievi malori, dolori gestibili addirittura a domicilio, sintomi che mai sarebbero da associare all’urgenza. Ma se non c’è la guardia medica, a chi si chiede un consulto? Specie nelle ore notturne, non c’è un’altra strada: si va al Pronto soccorso. Anche l’altro ieri, in una giornata relativamente “tranquilla”, a Pordenone gli accessi in mattinata erano 47, la maggior parte in codice verde o bianco. E le attese superavano l’ora. 


DISAGI
Peggiore, come detto, il quadro dello scorso weekend, quando la pressione è diventata a tratti complicata da gestire. Le attese, tra sabato e domenica, sono lievitate anche al di sopra delle due ore. Il personale medico e infermieristico si è trovato a dover lavorare a contatto con casi lievi. A causa delle attese e dell’intasamento delle stanze, infatti, le giornate e le notti sono state caratterizzate da litigi, urla, segni di insofferenza tra i pazienti in coda e tra il personale. E così un reparto già segnato dalle ondate della pandemia si è trovato improvvisamente di nuovo in emergenza. 


LISTE D’ATTESA


Altro problema correlato al Covid visto che ci sono, tra l’altro, da recuperare tutte le visite non fatte a causa della pandemia. Ma è già polemica e il sindacato attacca. «Sui fondi ai privati si accelera, tanto che siamo già ai dettagli dei destinatari, mentre il tanto invocato rafforzamento della sanità pubblica resta al palo». Rossana Giacaz, responsabile sanità e welfare della segreteria regionale Cgil, punta nuovamente il dito sulle misure messe in campo dalla Regione per contrastare la crescita delle liste di attesa e l’esodo di pazienti verso le altre regioni. «Misure – denuncia Giacaz – che fino a questo momento si limitano finora a un sostanzioso incremento dei fondi destinati a finanziare le prestazioni in convenzione». La Cgil, preso atto dei dati resi noti dalla Regione, che parla di un calo del 16% delle prestazioni ambulatoriali e del 24% degli interventi chirurgici programmati fra il 2020 e il 2021, chiede fin d’ora «un aggiornamento costante e trasparente dei dati sulle liste di attesa, per misurare l’efficacia delle misure messe in campo», e «quali siano le misure programmate, in primis sul fronte del personale del servizio sanitario regionale, per garantire un recupero dei ritardi».

 

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Il Gazzettino