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PORDENONE - A una domanda tra le più semplici al mondo, soprattutto se parametrata al contenuto iniziale della note, una risposta destinata a far discutere: «Con i progetti dell’Arcigay nelle scuole e con i bagni unisex e le carriere alias si va incontro a un processo di emulazione: diventa una moda essere gay». La firma è del Popolo della famiglia del Friuli Venezia Giulia, movimento politico rappresentato in questo caso dal responsabile Vladimiro Campello. Parole ripetute, concetti mai ritrattati, complementi di specificazione in calce a una lettera aperta contro la reintroduzione nelle scuole della regione del progetto “A scuola per conoscersi”, un piano contro il bullismo omofobico per il quale Arcigay ha completato una raccolta fondi.
L’ATTACCO
Sembra essere tornati alla metà degli anni Dieci del nuovo secolo, quando il progetto debuttava a Cordenons e quando il movimento rappresentato a livello nazionale da Mario Adinolfi muoveva i suoi primi passi anche sul piano locale. «Siamo di fronte a un serio rischio di propaganda ideologica - attacca ancora Campello parlando della reintroduzione del progetto anti-bullismo nelle scuole della regione -.
L’ATTACCO
«Il Popolo della famiglia Friuli Venezia-Giulia - si legge nel documento firmato dal responsabile regionale del movimento politico - esprime profonda preoccupazione per un eventuale ritorno a scuola del progetto sponsorizzato da Arcigay Friuli Venezia Giulia -. Ricordiamo che, prima della sua chiusura per il taglio dei fondi operato dall’amministrazione regionale nel 2018, il progetto è stato avallato in molte scuole, senza aver dato adeguata informazione ai genitori. Come per l’istituzione della carriera alias e dei bagni unisex al liceo Grigoletti, i genitori ne sono stati messi a conoscenza a fatto avvenuto. Inoltre vogliamo far notare che l’espressione “sesso assegnato alla nascita” si connota di un carattere profondamente ideologico. Il sesso non viene assegnato, ma si nasce maschi o femmine come natura vuole. Questi progetti edulcorati da buoni e condivisibili intenti sono soltanto cavalli di Troia per l’insegnamento dell’ideologia gender a scuola. Infatti chi non condivide la lotta contro la discriminazione o il bullismo? Quale scuola non insegna il rispetto per le persone o l’accoglienza degli altri? Questi temi vengono usati affinché tali progetti siano accettati dai genitori senza porsi domande». L’annuncio del ritorno del progetto, riportato su queste pagine solamente lunedì, è stato dato domenica dagli stessi vertici di Arcigay al termine di una raccolta fondi necessaria al finanziamento del piano di formazione nelle scuole. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino