Arrivano in Veneto altri 250 profughi Salta l'idea di un centro regionale

Arrivano in Veneto altri 250 profughi Salta l'idea di un centro regionale
Ne arriveranno altri 250. Migranti provenienti dal Nordafrica che giungeranno in Veneto tra oggi e domani, per essere distribuiti a gruppi di 50 nelle cinque maggiori province. ...

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Ne arriveranno altri 250. Migranti provenienti dal Nordafrica che giungeranno in Veneto tra oggi e domani, per essere distribuiti a gruppi di 50 nelle cinque maggiori province.


Lo ha annunciato ieri sera il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, al termine dell'incontro che Mario Morcone, capo del Dipartimento immigrazione del Ministero dell’Interno, ha avuto con alcuni sindaci. Escludendo l’ipotesi di un grande "hub regionale": «Facciamo quello che i sindaci preferiscono fare e, se non lo vogliono, l'hub regionale e quello provinciale per i migranti non si fanno».

Cuttaia ha illustrato i dati attuali: in Veneto i migranti presenti ad oggi sono 5.445 su una quota di assegnazione di 6.446. «Nonostante l'indisponibilità dei Comuni - ha spiegato - fino a giugno abbiamo garantito una accoglienza diffusa, poi la situazione è precipitata tra i 3.500 arrivi di giugno e i 1.800 circa dal primo luglio ad oggi. Così, anche se volevamo utilizzare il residence di Eraclea in maniera limitata, non abbiamo avuto scelta che dirottarli lì. Adesso, però, abbiamo trovato un paio di soluzioni alternative». E cioé Annone Veneto, che ha messo a disposizione 14 appartamenti per 80 persone, e Cona, dove il Ministero della Difesa ha offerto la caserma dismessa della frazione di Conetta. «Tra oggi e domani ci sarà un primo trasferimento da Eraclea a Cona, poi ne manderemo altri, perché la caserma può ospitare 150 persone - ha aggiunto il prefetto di Venezia -. Cercheremo di alleggerire al massimo non solo Eraclea, ma anche San Michele al Tagliamento, Jesolo e Portogruaro».

Intanto Morcone ha escluso l’ipotesi di un "hub regionale" nel Veneto, tendendo la mano ai sindaci. «Non è questo l'orientamento che si sta delineando - afferma il capo del Dipartimento immigrazione -. La direzione è sempre più quella di una accoglienza diffusa e dei singoli gruppi, così come si è fatto in Friuli e in Toscana. Se i sindaci non lo vogliono, l'hub per i migranti non si fa». Mario Morcone, ieri mattina ha incontrato anche il sindaco di Padova Massimo Bitonci con il prefetto Patrizia Impresa. Per siglare la "pace" dopo le tensioni dei giorni scorsi con l’apertura di una tendopoli in pieno centro usata come hub di smistamento, e le barricate del sindaco a colpi di ordinanze e contestazioni. Alla fine l’accordo c’è stato. Il centro di accoglienza provinciale si farà, ma sarà individuato nella ex base missilistica di Bagnoli di Sopra, 27 chilometri di distanza dal capoluogo, nella bassa padovana. Il sito è chiuso dal 2008 ma il ministero pensa di riadattarlo: in parte ristrutturando le palazzine, in parte costruendo casette prefabbricate per oltre cento posti. A Padova inoltre la tendopoli verrà smantellata e nessuna delle caserme cittadine sarà impiegata come centro di accoglienza.

Sulla rimozione del prefetto di Treviso, Marrosu, Morcone ha aggiunto: «A Treviso sono state fatte probabilmente delle scelte più o meno opportune, sia da parte del prefetto che degli enti locali. Il governo ha preso una decisione che io accetto senza fare commenti». Ma le poltrone dei prefetti sono arroventate come non mai. «I colleghi sono bravi e al sud sono veramente sotto stress. Tutti i prefetti sono sui moli ad accogliere. Al Nord fanno un lavoro più delicato e raffinato con le autorità locali che difendono il loro territorio e il tema del consenso dei loro cittadini». Ricorrendo a volte anche alle tendopoli. «È stata una scelta che la collega ha dovuto fare per garantire l’accoglienza di persone non dimentichiamocene. Sta lavorando per trovare soluzioni più consone».


Il punto di snodo però riguarda l’attività delle commissioni territoriali. Passano mesi prima di stabilire se un migrante è un rifugiato o un clandestino. «Il ministro ha fatto una direttiva durissima chiedendo di smaltire immediatamente l’arretrato. Su questo non ci sono sconti. Chi risponde alla direttiva bene, chi non lo fa, farà un’altra cosa». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino