Il Veneto si ribella. E non si tratta più solo di una questione di numeri. Pochi o tanti che siano, la misura è colma. Posti dove metterli non ce ne sono più, la maggior parte...
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E snocciola i numeri, quelli di un Veneto che già ospita oltre 500 mila immigrati regolari (il 40% dei quali disoccupato), quasi una città di medie dimensioni che parla un’altra lingua e ha una geometria variabile: oggi gli immigrati ci sono domani spariscono nel nulla.
«E non è finita - osserva Zaia - perché la quota totale assegnata al Veneto è di 3.742 pressoché in pianta stabile. Tolti i 1753 già presenti, vuol dire che dobbiamo aspettarci ancora più o meno 2.000 persone, oltre a quelle che soggiornano in Veneto prima di sparire verso altri lidi misteriosi.
Un concetto che viene rilanciato anche dal sindaco leghista di Padova, Massimo Bitonci che torna a scagliarsi contro il prefetto di Venezia Cuttaia. «Dovrebbe rendersi conto che ormai il Veneto è saturo - sottolinea - In questi mesi abbiamo fatto degli sforzi enormi per mettere in sicurezza la città - ha detto ieri Bitonci - una città dove la presenza degli stranieri supera quota 15%. Sforzi che rischiano di essere vanificati dalle politiche sull'immigrazione del governo».
E non manca un attacco diretto alla sfidante di Zaia alle regionali del 2015, Alessandra Moretti. «Se fossi in lei sarei più cauto nel fare campagna elettorale. Se in Veneto siamo in questa situazione, la responsabilità è solamente del governo Renzi. Governo di cui lei è espressione e questo i nostri cittadini lo sanno benissimo», sottolinea Bitonci.
Dalla parte dei primi cittadini si schiera anche il governatore Zaia. «I nostri sindaci sono eroi ma non sanno più cosa fare - aggiunge Zaia - ed io sostengo senza remore i loro no che diventano sempre più frequenti; gli organismi statali territoriali a stento si trattengono dal manifestare preoccupazioni e difficoltà, che ogni tanto fanno trapelare sui media: invece farebbero bene a dichiarare forte e chiaro ai loro referenti romani; la gente non capisce cosa, come e perché, e quando la gente non riesce a capire, l'allarme sociale è cosa fatta. Gli Italiani e i veneti, già in ginocchio per la crisi, non meritano di essere trattati così». Non ci stiamo più - conclude Zaia - e a questo punto non ci sentiamo nemmeno di escludere decisioni clamorose, pur nell'alveo della legalità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino