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PORDENONE - L'avviso del Viminale è partito immediatamente dopo il discorso del premier Mario Draghi in Parlamento. L'Italia teme che il flusso di profughi ucraini in fuga dalla guerra diventi un'ondata. Lo dicono le immagini delle frontiere con la Romania, la Polonia, la Moldavia e la Slovacchia. Lo riportano i volontari che operano al confine. L'emergenza umanitaria sta cambiando, già rispetto a sette giorni fa. Sempre meno persone si presentano alle frontiere di Coccau (Tarvisio, confine con l'Austria) e Fernetti (Trieste, confine con la Slovenia) con in tasca un nome da chiamare in Italia, una destinazione. È in netto aumento il numero di profughi senza una meta, se non il nostro Paese in generale. E il Friuli Venezia Giulia inizia ad essere sotto pressione. I quattro prefetti dei capoluoghi hanno ricevuto l'informativa del ministero dell'Interno: il governo chiede al territorio di prepararsi a un cambio di passo, a un esodo di massa che richiederà azioni diverse da quelle attuali.
IL DOCUMENTO
Un piano A e un piano B, a seconda della grandezza dei flussi. L'Italia non è la Polonia (Varsavia ha già accolto 1,2 milioni di rifugiati in due settimane), ma è la porta verso l'Europa meridionale. E il Friuli Venezia Giulia è a sua volta il percorso d'ingresso per chi arriva da Nord e Nordest. «C'è la necessità di ampliare il sistema dell'accoglienza pubblica, lo stiamo facendo e siamo molto impegnati su questo fronte», ha specificato ieri il prefetto di Trieste, Annunziato Vardè, coordinatore delle operazioni in regione.
IL RISCHIO
I quattro prefetti friulani sono diventati prima linea. Ma se fino a pochi giorni fa la gran parte dei cittadini ucraini in fuga dalla guerra dal Friuli transitava soltanto (molti erano diretti, grazie a contatti personali, verso le grandi città del Nord e del Centro), ora il quadro sta mutando. L'assedio asfissiante di città come Kiev o Mariupol e l'apertura dei primi corridoi umanitari faticosamente decisi dalle due parti in conflitto hanno portato alla fuoriuscita dall'Ucraina anche di cittadini che in Italia non hanno alcun aggancio su cui appoggiarsi. E per il Friuli Venezia Giulia è un problema: il rischio è quello che senza una destinazione alternativa, i rifugiati privi di un contatto italiano possano semplicemente fermarsi in regione una volta oltrepassato il confine.
L'APPELLO
Per ora la situazione è gestibile, ma già ieri è stato registrato un aumento dei transiti in corrispondenza delle due frontiere autostradali con l'Austria e la Slovenia. «Non possiamo essere lasciati da soli nella gestione dell'emergenza», ha ripetuto il presidente regionale Fedriga. «Se le cose dovessero peggiorare, l'esercito servirebbe subito», ha aggiunto. Sempre ieri e sempre a Fernetti (Trieste), è stato segnalato un autobus proveniente dall'Ucraina con a bordo anche bimbi malati di tumore. La macchina dell'accoglienza sanitaria si è mossa: direzione Burlo Garofolo, l'ospedale pediatrico di Trieste.
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Il Gazzettino