Profughi, terremoto nella Lega: siluro di Stefani all'intesa Zaia-Conte. «Mai l'accoglienza diffusa»

Profughi a Lampedusa. Alberto Stefani, segretario della Liga veneta
VENEZIA - Nemmeno tre settimane fa Alberto Stefani veniva eletto al vertice della Liga Veneta, con l’applauso di Luca Zaia a fronte della contro-candidatura di Franco...

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VENEZIA - Nemmeno tre settimane fa Alberto Stefani veniva eletto al vertice della Liga Veneta, con l’applauso di Luca Zaia a fronte della contro-candidatura di Franco Manzato. Ma ieri il segretario ha postato su Facebook un video che sembra proprio sconfessare il protocollo sull’ospitalità diffusa annunciato dal governatore: «No all’accoglienza indiscriminata nei Comuni!», protesta il deputato e primo cittadino di Borgoricco dopo il caso Vicenza, prendendo le distanze dall’idea di una gestione sul territorio. Vale a dire dal progetto che vede invece un asse trasversale tra i sindaci delle città capoluogo, cioè da un lato il leghista Mario Conte a Treviso (anche nel suo ruolo di presidente regionale di Anci) e dall’altro i dem Sergio Giordani a Padova, Giacomo Possamai a Vicenza e Damiano Tommasi a Verona, i quali l’altra sera a cena hanno informalmente costituito l’asse progressista delle grandi città.


IL CORTOCIRCUITO
Politicamente è in corso un notevole cortocircuito. «Qualcuno dovrebbe spiegarmi – afferma Stefani nel filmato – perché un sindaco dovrebbe sentirsi costretto ad ospitare dei richiedenti asilo, che nel 93% non hanno i requisiti per essere considerati rifugiati politici, semplicemente perché sono scaricati davanti al municipio alle 5 di mattina, e invece non debba destinare queste risorse e queste attenzioni a decine di famiglie in difficoltà, a decine di famiglie che non trovano un’abitazione a causa del caro-affitti». È evidente che le sue critiche non sono solo alla “forma” con cui è avvenuta la distribuzione dei migranti nel Vicentino, ma anche alla “sostanza” dell’accoglienza diffusa sostenuta dal protocollo d’intesa fra Regione, Anci e Prefetture: l’ospitalità va comunque garantita prima di sapere se la domanda di protezione internazionale verrà accolta o meno e, nelle previsioni di Zaia, deve essere assicurata «a chi scappa dalla guerra e dalla fame». Scrive invece Stefani nel post: «Bisogna avere il coraggio di dire che l’accoglienza di tutti è impossibile». E ancora: «Accoglienza solo di chi è realmente rifugiato (meno del 10%) con regole e rispetto per i sindaci». A mettere “like” al post, fra gli altri, sono stati la senatrice Mara Bizzotto, il deputato Erik Umberto Pretto, il consigliere regionale Nicola Finco. Dai banchi di Palazzo Ferro Fini ha rincarato la dose Giuseppe Pan, presidente del gruppo leghista: «Bisogna avere il coraggio di dire “no” a questi comportamenti irresponsabili per i territori e i cittadini, travestiti dal nome di “accoglienza diffusa”».


IL SOSTEGNO
Così alla fine il sostegno a Zaia arriva piuttosto dal Partito Democratico, a giudicare da quanto è informalmente filtrato dal ristorante di Longare in cui Possamai ha festeggiato la sua elezione insieme ai colleghi Giordani e Tommasi, forse anche per ritagliarsi un ruolo politico come voce delle città capoluogo in vista delle prossime Regionali. Oltre a condividere la preoccupazione per i rincari del trasporto pubblico locale, l’impegno per la promozione reciproca degli eventi culturali e il proposito di iniziative comuni sulle emergenze ambientali e sui diritti civili, i tre sindaci del Pd si sono infatti trovati in piena sintonia con l’omologo leghista Conte nel pensare che vadano messe da parte le ideologie. Dunque sì all’accoglienza diffusa, no ai maxi hub e avanti con una regìa regionale. 


IL FVG


Il supporto arriva pure dal Friuli Venezia Giulia con la deputata Debora Serracchiani: «Una proposta che trova il consenso di Zaia e Possamai va presa seriamente. L’accoglienza diffusa non è un feticcio né uno spauracchio, ma uno strumento per tempi difficili». Il governatore leghista Massimiliano Fedriga è invece più cauto: «L’accoglienza diffusa dei migranti è un grandissimo fallimento», dichiara pur bocciando anche i «grandissimi centri di accoglienza» in quanto a suo avviso «non hanno funzionato». Precisando che «ogni territorio ha le sue esigenze, le sue sensibilità», per Fedriga «servono dei centri controllati, con numeri sostenibili».
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Il Gazzettino