Profughi, risveglio con lo sgombero via la tendopoli, tutti a Piancavallo

Profughi, risveglio con lo sgombero via la tendopoli, tutti a Piancavallo
PORDENONE - Il blitz scatta intorno alle 8, con i richiedenti asilo che dormono nelle tende, mentre i frequentatori mattutini del parco già corrono lungo i vialetti. Una colonna...

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PORDENONE - Il blitz scatta intorno alle 8, con i richiedenti asilo che dormono nelle tende, mentre i frequentatori mattutini del parco già corrono lungo i vialetti. Una colonna di mezzi della Croce rossa raggiunge la tendopoli e si dispone lungo tutta la sua lunghezza. Il pubblico viene invitato a lasciare il parco e agli ingressi compare il cartello: «Chiuso per attività manutentive straordinarie».




Si consuma in pochi minuti, nonostante il grande dispiegamento di forze, l'allontanamento dei 55 profughi dalla tendopoli nel parco di San Valentino: poche parole di spiegazione in inglese da parte del sindaco Claudio Pedrotti (intervenuto con il comandante della Polizia locale, Arrigo Buranel in borghese e alcuni dei suoi agenti, poi uomini della Prefettura, della Questura, Carabinieri e Guardia di finanza e Croce rossa). I migranti accettano di buon grado di essere accompagnati alla loro nuova destinazione: l'hotel Antares di Piancavallo, dove resteranno provvisoriamente in attesa di una soluzione a lungo termine. Il resto, per un'ora o poco più, è tutto lavoro di sgombero delle tende, delle scorte alimentari, di tutto quanto è stato, per più di un mese, la vita di decine di richiedenti asilo arrivati dall'Afghanistan e dal Pakistan.



«Non è stata una cosa improvvisata - chiarisce comunque Pedrotti - La Prefettura ha fatto uno sforzo straordinario. Con il peggioramento delle condizioni atmosferiche, la situazione non era più sostenibile. Ci eravamo dati da fare per trovare una soluzione e far sì che il trasferimento avvenisse in un'unica volta».

Lo sgombero era originariamente previsto intorno a giovedì-venerdì della prossima settimana. Il tempo, per la Prefettura, di reperire tutti i posti per gli ormai oltre cinquanta profughi alloggiati nell'accampamento. Per alcuni di loro la sistemazione già c'era, ma l'intento, questa volta, era quello di chiudere definitivamente il caso parco di San Valentino: via l'intero accampamento; niente più tende accantonate e pronte a riaprirsi ai prossimi arrivi.



L'accelerazione è stata data dagli avvenimenti di Parigi. E così venerdì pomeriggio il neocostituito Gruppo di risposta permanente del Comune (del quale fanno parte l'assessore alle Politiche sociali Vincenzo Romor, il consigliere del Fiume Dario Zanut, quello del Pd Giuseppe Perrone e di VivoPordenone Vito Palmisano) ha sollecitato un intervento tempestivo. Il timore, spiega Romor, era quello di possibili azioni di rappresaglia che potessero avere come obiettivo i richiedenti asilo. «Benissimo lo sgombero, il ripristino della legalità e la migliore accoglienza per i richiedenti asilo - commenta Emanuele Loperfido (Fratelli d'Italia) - La sinistra cerchi di dare accoglienza a chi ne ha diritto». «Una soddisfazione per tutti i cittadini per bene - aggiunge Simone Polesello (Lega Nord) - stanchi di questa situazione. Ma il problema dell'immigrazione purtroppo resta».



Lo sgombero del parco non esaurisce però il problema dei nuovi arrivi, al quale il neocostituito Gruppo comunale cercherà di dare risposta su diversi fronti: oltre al superamento degli ostacoli burocratici che ancora impediscono l'uso dei due capannoni a disposizione, si lavora al Progetto Abramo: «Sensibilizzare associazioni e cittadini - spiega Romor - all'accoglienza diffusa di una o due persone, con l'aiuto di un mediatore culturale e in cambio di qualche ora di lavoro retribuito, che il Comune potrebbe coprire con un'assicurazione». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino