Migranti nelle palestre di Padova, il preside: «Diffido a liberare gli spazi, è interruzione di pubblico servizio»

Alessandro Donà, dirigente del Duca degli Abruzzi, ha scritto a Giordani e a Natale

Palestra occupata dalle brandine
PADOVA - Non ha fatto nemmeno in tempo ad insediarsi e si è subito trovato a firmare una diffida dai toni decisamente perentori. Alessandro Donà, da sei giorni...

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PADOVA - Non ha fatto nemmeno in tempo ad insediarsi e si è subito trovato a firmare una diffida dai toni decisamente perentori. Alessandro Donà, da sei giorni dirigente scolastico del Duca degli Abruzzi, ieri mattina ha spedito una lettera al presidente della Provincia Sergio Giordani e per conoscenza al provveditore Roberto Natale. L'obiettivo: assicurarsi che entro sabato venga liberata la palestra di Brusegana che attualmente sta ospitando i migranti arrivati dall'Africa. Il tempo è quasi scaduto: mercoledì inizieranno le scuole e la prefettura sta correndo contro il tempo per trovare luoghi alternativi per l'accoglienza.

La diffida

La lettera è indirizzata al presidente Giordani perché gli istituti superiori sono di competenza della Provincia. «In prossimità della scadenza dell'autorizzazione concessa in via straordinaria - scrive il preside del Duca D'Aosta, appena arrivato a Padova dopo aver guidato l'Istituto Atestino di Este - si ricorda l'assoluta necessità di provvedere entro la data prevista al completo sgombero dei locali e all'immediata sanificazione degli stessi». Per il dirigente «l'occupazione degli spazi in palestra non è compatibile con il regolare avvio dell'anno scolastico. Pertanto si diffida la S.V. a sgomberare gli spazi del plesso San Benedetto da Norcia onde consentire la ripresa del servizio pubblico dell'istruzione». L'ultimo passaggio è quello chiave: «Si ribadisce che non si tratta di sedi scolastiche dismesse bensì di spazi destinati ad un servizio pubblico in atto la cui interruzione è fonte di responsabilità giuridiche». Nel pomeriggio raggiunto al telefono il dirigente usa toni concilianti: «Non ho dubbi sul fatto che i plessi saranno liberati. Io ho scritto questo documento per sottolineare che quelli spazi sono tecnicamente indisponibili e attendo fiducioso la scadenza dei termini».

La situazione

I migranti sbarcati in Sicilia e arrivati qui nelle ultime settimane attualmente sono ospitati in tre palestre: alla scuola media Falconetto di via Dorighello a Padova (di proprietà del Comune), all'istituto superiore Duca D'Aosta sempre a Padova (nel plesso San Benedetto da Norcia in via Cave, di competenza provinciale) e alla palestra di Feriole di Selvazzano (in capo al Comune attualmente guidato da un commissario prefettizio). Secondo i dati che girano informalmente tra i sindaci i profughi sarebbero oltre 130. A gestirli sono le cooperative con l'assistenza della Croce Rossa. Entro sabato le palestre delle scuole andrebbero liberate e spetta alla prefettura trovare l'alternativa. Martedì è filtrata una nuova ipotesi: i profughi potrebbero essere ospitati in un'ala militare dell'aeroporto Allegri di via Sorio. La situazione però è in divenire e intanto questo pomeriggio il prefetto Messina riceverà tutti i sindaci della provincia a Palazzo Santo Stefano per presentarsi. Sarà probabilmente l'occasione per un aggiornamento sull'emergenza.

La Diocesi

Ieri intanto ha parlato del tema migranti anche il vescovo Claudio Cipolla dopo la visita alla sede dei commercianti Ascom. «C'è bisogno di un'accoglienza intelligente e rispettosa. Un mese fa abbiamo fatto un incontro con tutti i sindaci della provincia di Padova dove abbiamo presentato il progetto del Sai (un percorso di accoglienza che non si limita a garantire vitto e alloggio ma prevede anche misure di accompagnamento e orientamento, ndr). Dopo l'incontro non abbiamo ottenuto grandi risultati, ma penso che questo sistema serva anche in risposta agli appelli delle categorie che hanno bisogno di lavoratori. Ci sono esperienze molto positive di accoglienza e molte persone che si fermano poi diventano amici e collaboratori. Forse abbiamo fomentato troppo la paura e la resistenza nei confronti di chi arriva, perché nella realtà noi siamo nella necessità di accogliere persone che vengono da noi anche per lavorare». Ma perché non ci sono stati grandi risultati? «Non sempre le amministrazioni comunali hanno reso possibile l'incontro tra la domanda di essere ospitati, la domanda di lavoratori e le disponibilità dei cittadini». E la Diocesi intanto cosa può fare? «Attualmente stiamo ospitando 350 persone che si sono unite a quelli già presenti in situazione di emarginazione come quelli che escono dal carcere e sono sulla strada che sono oltre 200. La testimonianza la stiamo dando anche se non sempre la cittadinanza è favorevole a queste accoglienze. Eppure ci sono anche tante cose belle, non solo problemi». 

Ha collaborato Madeleine Palpella

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Il Gazzettino