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TREVISO - Profilo Instagram hackerato con frasi irripetibili a sfondo sessuale. L'assessore alla cultura Lavinia Colonna Preti: «Denuncio». Quando si tratta dei sindaci i profili fake mettono in premio vincite miracolose nei concorsi. Quando si tratta di amministratrici donne non ce n'è: la miccia è sempre di carattere sessuale. Retrograde, pesanti, umilianti le frasi scritte su vvale57 profilo Instagram clonato e riferito a Lavinia Colonna Preti. Le foto sono quelle dell'assessore, pescate a caso dai suoi social. Un ritratto una foto recente all'osteria Collalbrigo, un passaggio in abito da sera al Concorso Toti dal Monte. Tra le frasi di presentazione, la più castigata è solo sesso.
LA RABBIA
«Sono venuta a conoscenza dell'esistenza di questo profilo da amici che dopo averlo pescato in rete mi hanno voluto mettere in guardia», conferma l'assessore alla cultura. «Chiaramente ho contattato subito la polizia postale che mi ha suggerito, e qui faccio un appello a tutti, di chiedere a chi ha visto il profilo fake di segnalare direttamente ai social perchè quante più segnalazioni si ricevono tanto prima il falso profilo viene tolto».
I PRECEDENTI
Invece, anche recentemente, il colosso statunitense ha rispedito al mittente le rogatorie giunte dall'Italia perchè nella maggior parte dei casi Menlo Park tratta questi episodi come opinioni e non diffamazione. «Fake e clonazioni stanno assumendo un ruolo di sempre maggior predominanza nella veicolazione delle notizie. Dobbiamo tutelare questo aspetto della nostra vita sociale» spiega però l'assessore, anticipando che sporgerà denuncia ed è decisa in ogni caso ad impegnarsi sulla questione. Nei mesi scorsi anche il sindaco di Treviso Mario Conte, e il sindaco di Mogliano Davide Bortolato, erano stati vittima di hackeraggio. Con loro la show girl Sabrina Salerno. E anche in questo caso se per gli uomini i fake profili promettevano vincite milionarie, nel caso di Salerno il falso profilo su Instagram adombrava addirittura un rapporto incestuoso. Anche in quel caso Sabrina Salerno si era rivolta all'autorità giudiziaria. Ma risalire agli autori è quasi impossibile. «La cosa più scoraggiante - riprende Colonna Preti - è che venga tutelata l'identità degli hackers: questo depotenzia in maniera fortissima l'azione di contrasto». L'impunità insomma garantisce la proliferazione dei profili fake. E nel caso delle donne l'insistenza sulle ingiurie a sfondo sessuale aggrava notevolmente il danno.
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Il Gazzettino