BELLUNO - Ha vissuto 2 anni da incubo: sulla sua testa pendeva un'accusa infamante. Ieri, quel castello con un'imputazione che lo aveva portato di fronte al tribunale in...
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Andrea Salvadego, 60 anni insegnante in una scuola della città, dall'oggi al domani nel 2022, era piombato in un inferno. Si era ritrovato sotto accusa per quanto dichiarato dalla ragazza. Venne subito attivato il procedimento disciplinare dalla scuola, che poi venne sospeso in attesa di sentenza.
L'uomo ha sempre dichiarato la sua innocenza: vicino a lui la moglie, che dopo la sentenza è scoppiata in un pianto liberatorio, e i suoi difensori, i due avvocati di fiducia Alessandra Conti e Alvise Antinucci (studio Arealegis).
Ieri in tribunale a Belluno la parte finale del processo. Prima sono stati sentiti 4 testimoni della difesa. In aula sono sfilati i colleghi o co-allenatori che hanno spiegato che quel comportamento espansivo è una caratteristica dell'insegnante. È stato descritto come una persona molto gioviale, stimata e conosciuta, che ha allenato per 35 anni squadre di pallavolo maschili e femminili. «Sono i ragazzi e le ragazze che gli vanno attorno e lo abbracciano, è sempre stato così», hanno raccontato al collegio di giudici i colleghi. L'imputato stesso ha sempre detto: «È stato solo un abbraccio fraterno».
Ma l'accusa che ricostruiva quanto avvenuto a scuola nel febbraio del 2022 era pesantissima. Si parlava di abbracci subitanei e pressanti, sfregamenti, baci sul capo e carezze insistite al corpo, palpeggiamento dei glutei, toccamenti delle cosce. Il procedimento iniziò dopo che l'alunna parlò con i compagni e alcuni professori. L'insegnante spiegò subito che non c'era stato nessun tipo di contatto sessuale, sottolineando che era stato un abbraccio avvenuto in luogo pubblico, su una pista ciclabile, alla presenza dell'intera classe «come quando saluti un parente».
La Procura è andata avanti e ieriha chiesto la condanna del professore a due anni di reclusione. Poi l'arringa dell'avvocato Antinucci che ha sempre sostenuto il suo cliente: alla fine è arrivata l'assoluzione piena. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino