Procreazione assistita per le donne gay: deciderà Corte Costituzionale

Procreazione assistita per le donne gay: deciderà Corte Costituzionale
PORDENONE - Il giudice Tribunale di Pordenone, Maria Paola Costa, ha accolto la richiesta di una coppia di donne omosessuali, di sollevare la questione di legittimità...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PORDENONE - Il giudice Tribunale di Pordenone, Maria Paola Costa, ha accolto la richiesta di una coppia di donne omosessuali, di sollevare la questione di legittimità costituzionale delle norme che attualmente vietano in Italia l'accesso alla procreazione assistita anche alle coppie omosessuali.


Lo ha appreso dalla agenzia Ansa l'avvocato Maria Antonia Pili, legale delle ricorrenti. Sul procedimento si pronuncerà ora la Corte Costituzionale. La notizia è di oggi, mercoledì 4 luglio. Il caso della coppia delle due donne era emersa nelle scorse settimane.

Alla coppia era stato rifiutato l'accesso alle tecniche di fecondazione artificiale dal Servizio per i Trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita presente nell'Azienda sanitaria 5 di Pordenone. Di fronte al diniego della struttura pubblica, le due donne avevano chiesto al giudice, qualora non fosse stato possibile in via diretta - ovvero con un'interpretazione costituzionalmente orientata - superare il rifiuto dell'Azienda Sanitaria, di investire della questione la Corte Costituzionale, al fine di dichiarare formalmente l'incostituzionalità di tale divieto.

Il giudice pordenonese ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la questione posta dall'avvocata Pili stante il palese contrasto del divieto con gli articoli 2, 3, 31 comma 2 e 32 comma 1 della Costituzione nonché con l'articolo 117 comma 1 della Costituzione in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la Cedu. «Sarà ora la Corte Costituzionale - dice l'avvocata Pili - a pronunciarsi su tale discriminazione basata esclusivamente sull'orientamento sessuale delle persone, ormai intollerabile anche nel nostro paese dati i precedenti sia legislativi sia giurisprudenziali intervenuti in tale ambito».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino