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BORGO VALBELLUNA - Maicol Zanella è morta ormai da quasi 7 anni per una patologia al cuore, ma il processo al suo presunto stalker è ancora in corso. Un giudizio travagliato iniziato nel gennaio del 2019 e passato ormai per 4 giudici. Sì perché ieri in aula, in Tribunale a Belluno, c'è stato l'ennesimo colpo di scena: il giudice, che era subentrato solo 5 mesi fa, non è più a Belluno e il caso è passato direttamente alla presidente Antonella Coniglio. Si è ripetuto il copione che c'era stato quel 24 febbraio: le difese che chiedono di ricominciare dall'inizio il dibattimento con tutti i testimoni, la parte civile che si oppone e il giudice che decide di andare avanti con i testimoni. Deposizioni che quindi sono state raccolte in aula via via in diverse tranche da tre magistrati.
Gli scritti di Maicol contro i suoi presunti stalker: commozione in aula
IL PROCESSO
Alla sbarra ci sono il datore di lavoro della ragazza, Renato Carpene di Sedico (avvocato Monica Barzon) e Claudio Pietrobon, di Castelfranco (Tv) attualmente in carcere a Padova (avvocato Erminio Mazzucco).
LE TESTIMONIANZE
Ha deposto un'unica teste che, incalzata dalle domande della parte civile, ha spiegato che dopo la morte di Maicol nel suo bar è entrata una persona che avrebbe detto: Guarda che strano: quanti giovani muoiono in questo periodo». L'avvocato Martino Fogliato ha chiesto alla presidente di poter esibire delle fotografie per far identificare la persona del bar alla teste, ma non è stato ammesso. Nell'ultima udienza è stato cruciale il teste Andrea Facchin, che ha spiegato di quel clima di terrore in cui viveva Maicol. «Secondo me - aveva spiegato riferendosi al datore di lavoro della ragazza, ovvero Carpene - lui la seguiva. Lei mi aveva detto che la seguiva, al lavoro non andava bene, sono successi degli episodi dove ho avuto questo confronto con il signor Carpene per dirgli se poteva far basta, insomma». E ha raccontato di «telefonate anonime, degli appuntamenti che chiaramente non venivano fatti con il numero del signor Carpene, però alla fin fine si è rilevato che era il signor Carpene, nel senso, Maicol mi aveva detto che era stato lui». «Mi ricordo - ha detto Facchin - di un episodio che la signora Maicol mi aveva raccontato che si era fatta male scivolando dalle scale e invece dopo lei mi ha detto che era stato per difendersi dal signor Carpene». E rispondendo alle domande ha spiegato che «Maicol era molto preoccupata e si sentiva seguita». E piano piano in aula sono emersi particolari oscuri di cui Maicol, lavorando con Carpene sarebbe venuta a conoscenza. «Mi ricordo - ha detto Facchin - che mi diceva che c'erano dei soldi falsi diciamo in cantina, uno scatolone di soldi falsi, cose molto strane sugli impianti dei denti, cose parecchio strane».
LA PAURA
Diversi i testi che non si sono presentati e ieri la presidente ha disposto l'accompagnamento coatto per l'udienza del 17 giugno. Una testimone, era anche fuggita alla vista dell'imputato Pietrobon, per poi ripresentarsi impaurita. Per questo caso è nata un'inchiesta parallela per il reato di subornazione.
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Il Gazzettino