«Mose, a processo otto aziende», udienza il 27, ma c'è incubo prescrizione

«Mose, a processo otto aziende», udienza il 27, ma c'è incubo prescrizione
È giunta l'ora del processo per le otto principali aziende coinvolte nello scandalo Mose. I pm di Venezia, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, hanno chiuso le indagini...

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È giunta l'ora del processo per le otto principali aziende coinvolte nello scandalo Mose. I pm di Venezia, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, hanno chiuso le indagini con una richiesta di rinvio a giudizio a loro carico, ai sensi della legge 231 del 2001, quella che ha introdotto la responsabilità delle società in sede penale per i comportamenti illeciti dei propri rappresentanti di vertice. L'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 27 giugno.

Sotto accusa figurano il Consorzio Venezia Nuova, con sede a Venezia, la Mantovani costruzioni di Padova, Adria Infrastrutture di Mestre, i colossi romani Grandi lavori Fincosit e Società italiana per Condotte d'acqua (da tutti conosciuta semplicemente come Condotte), la Cooperativa San Martino e la Nuova Coedmar, entrambe di Chioggia, e la padovana Technostudio. Nei loro confronti, nel 2015, la Procura ha chiesto e ottenuto il sequestro di ingenti somme di denaro - complessivamente 8 milioni di euro - a garanzia di eventuali risarcimenti di cui le aziende potrebbero essere chiamate a rispondere, ma il Tribunale del riesame ha annullato, per ben due volte, quelli a carico di Cvn e Tecnostudio (avvocati Paola Bosio, Filippo Sgubbi e Giovanni Chiello), le uniche due che hanno fatto ricorso contestando il metodo di calcolo delle somme sottoposte a sequestro: le società, infatti, non possono essere chiamate a pagare cifre già risarcite dai loro amministratori nel corso del processo a loro carico, già definito con patteggiamento.


La legge 231 del 2001 prevede che, nell'ambito di episodi di corruzione (ma anche di inquinamento e in materia di infortuni sul lavoro) possano essere inflitte in sede penale pesanti sanzioni economiche a carico delle società che non hanno predisposto adeguati sistemi di controllo per evitare la commissione di illeciti. Nei casi di maggiore gravità la norma stabilisce anche la possibile sospensione dell'attività aziendale per un periodo di tempo variabile a seconda della gravità dei fatti. Più trascorre il tempo, però, più si assottiglia l'ammontare che potrà essere preteso dalla Procura: la prescrizione, infatti, sta cancellando la possibilità di perseguire gli episodi più datati. Le imputazioni di cui sono chiamate a rispondere le otto aziende, a vario titolo, sono quelle relative alle corruzione dell'allora presidente del Magistrato alle acque, Patrizio Cuccioletta (reo confesso, ha già patteggiato) e del suo predecessore, Maria Giovanna Piva (tutt'ora sotto processo); del generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante; dell'ex presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan e dell'ex assessore regionale Renato Chisso (tutti usciti dall'inchiesta con il patteggiamento). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino