Orsoni: «È finito un incubo, ma i danni alla città sono irreparabili»

«La Procura dice che sono stato salvato dalla prescrizione? Farebbe meglio a stare zitta, invece di continuare ad arrampicarsi sugli specchi, come ha sempre fatto durante il...

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«La Procura dice che sono stato salvato dalla prescrizione? Farebbe meglio a stare zitta, invece di continuare ad arrampicarsi sugli specchi, come ha sempre fatto durante il processo, mi pare che la sentenza metta le cose a posto».

Così l'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni per il quale il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere per essersi il reato estinto per intervenuta prescrizione. Che, secondo i pm Stefano Ancillotto e Stefano Buccini, che hanno istruito il più grande processo contro la corruzione degli ultimi decenni, vuol dire che il reato c'è stato e cioè che Orsoni i soldi li ha presi, ma sono passati più di 7 anni e mezzo dal momento in cui ha ricevuto dalle mani di Mazzacurati i quattrini che servivano per la sua campagna elettorale del 2010 e, dunque, non si può più procedere contro di lui.

«La Procura può dire quello che vuole, ma la sentenza è chiara». 
La città sarebbe stata diversa se quel 4 giugno 2014 il sindaco di Venezia non fosse stato arrestato per finanziamento illecito?
«Quel giorno è iniziato l'incubo. Sono stati fatti danni irreparabili alla persona e alla città, da quella mattina».
Un incubo che per lei è finito quando è uscita la sentenza del processo Mose che vedeva alla sbarra gli ultimi 8 imputati tra i quali l'ultimo sindaco di centrosinistra di questa città. È contento?
«Diciamo che per l'appunto finisce l'incubo e gli amici che mi stanno chiamando, mi confortano. Una sentenza come questa rimette le cose a posto, ma è ovvio che non mi basta e penso che sì, la storia recente di questa città sarebbe stata diversa, senza il mio arresto. Penso proprio che la Procura della Repubblica di Venezia avrebbe dovuto muoversi con più cautela, cercando di capire che con il mio arresto stava facendo un grosso danno a me e ancor di più alla città tutta. Io ho sempre avuto a cuore la città più di ogni altra cosa e la città è stata mortificata da quell'arresto del 4 giugno».
L'ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ai domiciliari dalle 4 del mattino del 4 giugno 2014, dopo pochi giorni fu costretto a rassegnare le dimissioni dalla carica di primo cittadino. 

Orsoni l'ha chiarito in mille occasioni che tra i suoi accusatori c'era quel Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova che ce l'aveva a morte con il Comune e con Orsoni che gli aveva scippato l'Arsenale. Orsoni si era battuto perchè l'Arsenale restasse alla città, mentre Mazzacurati lo voleva per sé. Orsoni non ne fa il nome, ma è chiaro che si riferisce a lui quando parla di «testi inattendibili».

Ha dormito, la notte prima della sentenza?
«Cosa posso dire? Che sono tre anni e mezzo che non dormo certo fra quattro guanciali».
Lei interpreta la sentenza come una assoluzione piena, la Procura invece non è dello stesso avviso perché è intervenuta la prescrizione... 
«La Procura farebbe meglio a stare zitta. Da sempre si arrampica sugli specchi, al punto da portare in aula testimoni inattendibili».


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Il Gazzettino