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ROVIGO - All’ombra del “solare pubblico” ci fu un giro di tangenti per i subappalti passato attraverso un negozio di abbigliamento e biancheria. Questo quanto ha confermato la sentenza di primo grado pronunciata ieri dal Collegio del Tribunale di Rovigo, presieduto da Angelo Risi, nella quale pur con l’assoluzione per alcuni capi d’imputazione e con la prescrizione di altri, Nicola Masiero, 59 anni, di Badia, fino al 2011 responsabile dell’area fonti rinnovabili di Asm Set, la partecipata al 51% dal Comune di Rovigo, è stato condannato a 4 anni e 6 mesi per concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
REATI FISCALI
Per gli aspetti relativi ai soli reati di natura fiscale, stati condannati anche a 1 anno e 8 mesi, con pena sospesa e non menzione, Elena Grandi, 42 anni, di Rovigo, moglie di Masiero e già presidente provinciale di Ascom, e Andrea Sterza, 56 anni di Lendinara, e a 2 anni Thomas Carraro, 44 anni di Rovigo. Per tutti pena sospesa e senza menzione nel casellario. Assolto, invece, perché il fatto non sussiste, Michele Torri, di Quinzano d’Oglio (Brescia). Pene in linea con le richieste del pm Sabrina Duò, attualmente procuratore capo facente funzione, che ha coordinato la grande indagine, iniziata nel 2014 per fare luce sul grande impianto fotovoltaico a terra di Bagnolo di Po, la cosiddetta “Piarda solare”, per la cui realizzazione il Comune aveva indetto una gara d’appalto da circa 600mila euro vinta da Asm Set, unica partecipante, che ne aveva poi subappaltato la costruzione a Elektra, della quale era socia al 25% proprio la Grandi.
Grandi cui faceva capo anche la G&T, che, appunto, come prima attività aveva il commercio all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento, accanto a quella di “prestazioni di servizi di controllo di gestione”. Secondo l’ipotesi accusatoria, Masiero, come responsabile di Asm Set per gli accordi di progettazione e realizzazione degli impianti energetici da fonti rinnovabili, avrebbe chiesto tangenti pari al 15 - 20% dell’importo del lavoro o della fornitura, che venivano contabilizzate come fatture per consulenze fittizie della G&T. In una sorta di ulteriore partita di giro poi, con un giro di fatture false con la G&T sempre come fulcro, fra 2011 e 2013 sarebbe stata evasa l’Iva per circa 100mila euro.
PRESCRIZIONE
Per i fatti antecedenti il 2012 è scattata la prescrizione.
Il Gazzettino