Razzismo e stalking, il giudice si alza in piedi e chiede scusa alla vittima a nome della comunità

Razzismo e stalking, il giudice si alza in piedi e chiede scusa alla vittima a nome della comunità
PORDENONE - Un giudice che, durante un processo,  si alza in piedi e chiede scusa alla vittima di insulti razzisti e di stalking a nome della comunità. E' accaduto...

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PORDENONE - Un giudice che, durante un processo,  si alza in piedi e chiede scusa alla vittima di insulti razzisti e di stalking a nome della comunità. E' accaduto durante un'udienza a Pordenone.

La vicenda

Lei viveva nel terrore di imbattersi nel vicino di casa, di essere aggredita con parole umilianti e insultata per il colore della sua pelle. Due anni fa chiese aiuto ai carabinieri perché sul suo uscio c'era l'uomo che batteva i pugni contro la porta. Per i militari dell'Arma non fu un intervento di routine: fecero luce su un odioso caso di stalking aggravato dalla discriminazione razziale.
Un'accusa pesante, per la quale Gianantonio Pizzut, 53 anni di Pordenone, non dovrà rispondere. Il non doversi procedere pronunciato ieri dal gup Rodolfo Piccin a un valore che non ha prezzo. Pizzut, infatti, si è ravveduto, ha riconosciuto che all'epoca non aveva la capacità di rendersi conto del dolore provocato con il suo comportamento. Ha chiesto scusa, si è pentito ed è stato perdonato. Sì, dopo tante umiliazioni, la vicina di casa lo ha perdonato e ha rimesso la querela. Un gesto distensivo, dopo che i rapporti di vicinato sono stati ricomposti. Ieri in aula la tensione era palpabile. Anche perché il giudice, colpito dalla vicenda, si è alzato in piede e ha chiesto scusa alla donna a nome di tutta la collettività. «Una lezione di grande civiltà, ci ha emozionato», ha commentato l'avvocato Maria Giulia Turchetto, che tutela il 53enne pordenonese.


La vicenda risale alla fine di luglio 2019. Una domenica sera i carabinieri erano stati inviati dalla sala operativa negli alloggi Ater di via Candiani. La vittima aveva già sporto denuncia in passato, ma la situazione non era affatto migliorata e continuava a subire vessazioni.


Quella sera Pizzut affrontò anche i militari dell'Arma incorrendo nel reato di resistenza, aspetto per il quale l'iter giudiziario si è già concluso. Restava aperto il capitolo legato agli atti persecutori aggravati dalla discriminazione razziale, ieri chiuso la remissione di querela dopo che le due parti si sono avvicinate. Da una parte le scuse, ribadite in udienza, dall'altra il perdono.
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Il Gazzettino