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VENEZIA - «La tempistica con cui furono affissi in città i volantini firmati "FraTino" fece pensare che fosse legata alla vicenda dell'allora parroco di San Salvador, Massimiliano D'Antiga».
A dichiaralo è stato don Morris Pasian, il segretario particolare del patriarca di Venezia, nel corso dell'udienza a carico di Enrico Di Giorgi, 76 anni, ex manager milanese alla Montedison di Marghera, e Gianluca Buoninconti, 55 anni, tecnico informatico di Milano, accusati di essere i "corvi" del Patriarcato.
Le minacce
Pasian, costituito parte civile al processo, è stato ascoltato ieri in qualità di testimone e ha ricordato che D'Antiga (non indagato, ma sospettato di essere in qualche modo dietro ai volantini), mostrava astio nei confronti di Francesco Moraglia: «Ho conoscenze in Vaticano, gliela faccio pagare», avrebbe detto nonostante il patriarca avesse nei suoi confronti un «atteggiamento paterno» e in occasione della riorganizzazione delle chiese del centro storico, lo lo avesse maltrattato, «trasferendolo a poche centinaia di metri, a San Marco, lasciandogli la possibilità di seguire il gruppo di genitori che avevano perduto un figlio, a cui teneva molto».
Pasian ha riferito di aver ricevuto un messaggio da don D'Antiga: «Vedo un movimento come una pentola a pressione, qualcosa sta per scoppiare». E ancora, nel corso di un incontro con Moraglia, al quale era accompagnato da Di Giorgio, l'allora parroco di San Salvador disse al patriarca: «Sono come il sassolino che farà cadere la statua di Nabucco...», facendo intendere anche avrebbe potuto fare grandi danni alla chiesa veneziana.
Nessuno però sa con precisione chi abbia scritto e affisso quei volantini, che parlavano di sesso e affari loschi in curia, indicando i nomi di alcuni preti asseritamente poco corretti.
Soltanto calunnie
Ieri sono stati ascoltati il parroco di Ca' Savio e Treporti, Alessandro Panzanato e l'ex parroco di San Giovanni e Paolo, Angelo Preda. Il primo ha riferito di aver avuto una discussione con D'Antiga, qualche mese prima che uscissero i volantini, il quale gli contestò di non averlo difeso con la comunità di Treporti (dove abitano i suoi genitori), parte della quale non lo vedeva di buon occhio. Il secondo aveva avuto a che fare in parrocchia con la sorella di D'Antiga per la comunione della figlia, senza però avere mai alcun contrasto con lui. Entrambi si sono detti estranei alle accuse formulate da "FraTino", sostenendo di aver subito gravi danni d'immagine per le calunnie di cui sono stati vittima.
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