«Eraclea? Una delle tante inchieste...». Così l'ex questore Gagliardi, e aggiunge: «Più problemi in via Piave a Mestre»

La testimonianza è parsa un assist agli imputati, contro la tesi della Procura che intende dimostrare che nel centro turistico operava un'associazione mafiosa. La difesa ha chiesto di sentire l'ex ministra Lamorgese

L'ex questore Gagliardi testimonia al processo ai casalesi di Eraclea: "Una delle tante inchieste"
ERACLEA - Clamoroso assist agli imputati dell'ex questore di Venezia, Vito Danilo Gagliardi. «Eraclea era una delle tante inchieste di cui si occupava la Squadra...

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ERACLEA - Clamoroso assist agli imputati dell'ex questore di Venezia, Vito Danilo Gagliardi. «Eraclea era una delle tante inchieste di cui si occupava la Squadra mobile all'epoca. Sì, me ne hanno parlato. No, non mi sono state proposte misure di prevenzione, né io le ho prese in considerazione. No, non c'erano problemi di ordine pubblico a Eraclea. Non era certo come in via Piave, a Mestre, dove era forte l'allarme e dove c'era un vero problema anche di ordine pubblico perché era presente una criminalità impegnativa». Mentre ad Eraclea, par di capire che la criminalità non fosse "impegnativa".

LA TESTIMONIANZA
Insomma colui che dal 2017 al 2019 ha diretto la polizia nel capoluogo lagunare, ha offerto ieri a Luciano Donadio e al clan dei Casalesi di Eraclea il principale argomento contro la tesi della Procura di Venezia che vuol dimostrare con questo processo che a Eraclea operava un'associazione mafiosa. Gagliardi, evidentemente impacciato, non capisce che gli avvocati difensori gli hanno fatto una domanda insidiosa, che prevederebbe dunque una risposta articolata. E lui invece se la cava con quattro parole: «Eraclea era una delle tante inchieste». Come quella sulle truffe alle nonnine. Solo quando gli va in soccorso il pm Federica Baccaglini l'ex questore spiega: «Per ordine pubblico si intende quando ci sono manifestazioni con tanta gente ed è necessario chiamare tanti carabinieri e tanti poliziotti, magari la Celere». Una precisazione che è una toppa mal aggiustata sullo squarcio visto che, intanto, gli avvocati difensori hanno portato a casa quello che volevano e cioè la certificazione, per bocca di un questore, che a Eraclea con Donadio e il suo clan non c'erano problemi.

L'ASSIST ALLE DIFESE
Una testimonianza talmente importante che l'avv. Gian Piero Biancolella, che difende un imputato minore, Antonello Franzin, titolare della Nuova Capital Auto di Quinto di Treviso, immediatamente stoppa la testimonianza di un altro questore, Angelo Sanna, che aveva preceduto Gagliardi nella gestione della Questura di Venezia e che avrebbe potuto raccontare come e quanto l'inchiesta, condotta da Giuseppe Palma della Squadra Mobile, avesse portato alla luce anni e anni di malefatte del clan. Il pm Baccaglini ha tentato di reintrodurre la testimonianza di Sanna, ma Biancolella non ha voluto correre il rischio e si è opposto. E così, visto che Sanna era un teste della difesa e la difesa poteva decidere se ascoltarlo o rinunciare, non è stato ascoltato. Tanto, con Gagliardi, il bottino grosso era già in cassaforte visto che il processo contro i Casalesi di Eraclea ruota tutto proprio attorno all'associazione a delinquere di stampo mafioso, che fa la differenza tra 15 anni di carcere normale e 20 e passa di 41-bis.

PARLERA' L'EX MINISTRA?


E ieri per la prima volta agli avvocati difensori è stato servito su un piatto d'argento l'argomento degli argomenti: non c'era allarme ad Eraclea, dunque non c'era mafia. E lo dice un questore ovvero il massimo rappresentante dello Stato dopo il prefetto, un questore che, peraltro, è evidente che non si ricorda nulla, nemmeno che ai suoi tempi l'inchiesta era chiusa da un bel po' e attendeva solo gli arresti. A questo punto agli imputati manca solo una conferma da parte di qualche altro esponente di spicco dello Stato, magari un prefetto, ed è il motivo per cui i difensori hanno chiesto di sentire l'ex ministra degli Interni Luciana Lamorgese che ha diretto la Prefettura proprio negli anni dell'inchiesta contro i casalesi di Eraclea. Se anche Lamorgese dicesse che ad Eraclea tutto era tranquillo, come ha fatto Gagliardi, gli imputati avrebbero la strada spianata verso una condanna certa per i tanti reati commessi, ma senza l'aggravante dell'associazione a delinquere di stampo mafioso. E, a parte i capi-banda, tornerebbero subito tutti tranquillamente ad Eraclea, magari festeggiati a colpi di fuochi d'artificio.

 

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Il Gazzettino