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PADOVA - Dell’inchiesta che più di dieci anni fa aveva portato all’arresto di tre persone per l’ipotesi che nella loro casa fosse custodito un arsenale di armi usato come rifornimento per bande di rapinatori attivi nella zone del Piovese, sono rimasti solo un pugno di furti, qualche rapina e alcuni episodi di ricettazione. Quelli per cui ieri il giudice dell’udienza preliminare di Padova, Domenica Gambardella, ha mandato a processo undici persone: Cristofalo Cianciolo, 49enne di Ortona (Chieti); Manuel Fiorin, 32 di Arzergrande; Floriano Molena, 75 di Piove di Sacco; Matteo Maurizio Gilberto, 61 di Piove di Sacco; Morgan Onichini, 45 di Piove; Marco Fornaro, 54 di Piove; Alfred Bardhoku, 41enne originario dell’Albania senza fissa dimora; Carlo Gobbi,70 di Cavarzere (Venezia); Pasquale Maisto, 57 di Sant’Arpino (Caserta); Sara Garbin, 47 di Pontelongo e Marjo Prenga, 38enne albanese senza fissa dimora. La prima udienza è in calendario l’11 aprile.
ASSOCIAZIONE PRESCRITTA
È stata invece la prescrizione a cancellare con un colpo di spugna l’accusa più grave, quella di associazione a delinquere che - sul finire del 2013 - aveva portato in carcere Riccardo Castello, all’epoca 63 anni, e i figli Francesco (39 anni nel 2013) e Mattia, (23), accusati anche della detenzione di armi e materiale esplosivo sequestrati nel garage della loro abitazione, in quartiere Sant’Anna.
L’INCHIESTA
Nel novembre 2013 i carabinieri avevano sequestro diversi tipi di armi ipotizzando fossero venduti a rapinatori della zona. Il resto delle indagini ha dimostrato il contrario e il processo che si aprirà tra due mesi sarà un processo a un insieme di rapine.
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Il Gazzettino