OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il grido non era isolato. Quell’allarme che arrivava dal balcone del Friuli, cioè da quella Clauzetto ormai stretta nella “prigione” fatta da poche case e ancora meno abitanti, purtroppo non era il solo. In tutta la montagna del Friuli Venezia Giulia rischiano di sparire decine di Pro Loco. E se spariscono le Pro Loco significa che spariscono le sagre, le iniziative che custodiscono la memoria dei piccoli borghi. Se ne va in poche parole la comunità. Il problema è comune: mancano volontari, ci sono sempre meno giovani e le regole cervellotiche emanate nell’ultimo decennio non fanno altro che dare il colpo di grazia a un contesto già al limite.
IL QUADRO
Montagna pordenonese o valli dell’Alto Friuli, cambia davvero poco. In quasi tutti i comuni in quota le Pro Loco si trovano oggi al limite della sopravvivenza. E si parla di una sopravvivenza tecnica, non economica. «Dopo quasi sessant’anni il paese sarà per la prima volta senza una Pro Loco - era il grido del sindaco di Clauzetto Cescutti -: deluso e affranto ho emanato un appello pubblico, con la speranza che qualcuno, in extremis, possa ancora salvare la situazione». Affermazioni, queste, che hanno contribuito a far venire a galla decine di situazioni simili in tutte le terre alte del Friuli Venezia Giulia.
LE DIFFICOLTÀ
Lo spopolamento, sia chiaro, gioca probabilmente il ruolo maggiore in questo contesto di crisi. Se i paesi di montagna contano in media tra due e cinque bambini nati ogni anno (in molti casi però si registra anche lo zero alla voce nascite sui dodici mesi) non si può contare sul classico ricambio generazionale che invece dà una mano alle associazioni dei paesi che si trovano in pianura. Ma ci sono anche altri aspetti. Ad esempio il quadro normativo vigente, che come spiega il sindaco di Cimolais, Davide Protti, «paragona la piazzetta di un paese a uno stadio». Il riferimento è all’inasprimento del quadro normativo seguito ai fatti di Torino del 2017, quando durante la finale di Champions League della Juventus si scatenò il panico in una piazza San Carlo gremita di tifosi. Da allora le piccole e le piccolissime associazioni sono costrette a sottostare a regole e obblighi paragonabili a quelli di vere e proprie aziende.
LE PROTESTE
«La nostra associazione di paese - spiega ancora il sindaco di Cimolais, Davide Protti - regge ancora il colpo e di recente ha organizzato la festa natalizia. Chiaramente, però, sul futuro si addensano delle nubi e ne siamo perfettamente a conoscenza. Tutto il contesto dell’associazionismo, infatti, è caratterizzato da un’estrema precarietà. E questo soprattutto a causa di normative che sono di fatto incompatibili con la vita di un piccolo sodalizio. I responsabili sono costretti a camminare letteralmente sulle uova».
Tornando a Clauzetto, nata nel 1969, la Pro loco opera su base volontaria, coinvolgendo soprattutto i giovani, ma integrando nel gruppo tutte le persone di buona volontà a cui sta a cuore la località valligiana. Il colpo per il piccolo comune è stato duro. «Non intendiamo mandare all’aria anni di lavoro (in collaborazione con l’amministrazione) che hanno rilanciato la valle», è invece la spiegazione di Rosetta Facchin, primo cittadino di Tramonti di Sotto. «Siamo però alle prese con un problema di ricambio generazionale». Ed è un brivido che corre sulla schiena di tutto l’arco alpino friulano. Senza Pro Loco se ne andrà anche l’ultimo briciolo di comunità e di tradizione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino