Da cifra del successo a numero della crisi: la parabola del turismo sembra stare racchiusa tutta dentro il 71. Con 71 milioni di presenze, il Veneto era la prima regione...
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LE IMPRESEA
ll'indomani della protesta degli agenti di viaggio e dei tour operator, l'associazione degli artigiani mette in fila i dati che evidenziano l'importanza del turismo come prima industria del Veneto. «Della filiera ha sottolineato il segretario Matteo Ribon fanno parte quasi 35mila imprese e oltre 163mila addetti, che in totale producono un valore aggiunto di oltre 9 miliardi di euro. Appare evidente che per numeri e importanza il settore, che rappresenta l'11,1% dell'economia regionale, dovrà non solo essere sostenuto, ma anche rilanciato attraverso investimenti in termini di risorse e di immagine. Restare in Veneto per le vacanze significa non solo contribuire alla ripresa delle attività locali, ma anche avere la garanzia di godere di vacanze sicure e di qualità. Un messaggio che va esteso anche ai turisti provenienti in buona parte dal resto d'Europa».
IL LOCKDOWN
Finora la domanda, cresciuta fra 2010 e 2019 del 38% in termini di arrivi, è stata dominata dagli stranieri: 48,2 milioni, cioè il 63% del totale, soprattutto tedeschi (33,4%), austriaci (8%) e britannici (5,4%). Altra caratteristica peculiare è quella di una stagionalità ad alta intensità: il 65% dei pernottamenti si concentra tra giugno e settembre, posizionandosi per il 55,8% nelle città d'arte e per il 20,2% sulle spiagge. Tutti questi elementi insieme contribuiscono a spiegare i motivi per cui, nei due mesi di lockdown, secondo lo studio le attività del settore hanno già perso il 10% del fatturato annuo. Ma il conto finale rischia di essere ancora più salato, se si verificheranno tre condizioni ipotizzate dagli analisti. «La prima: non sarà necessario il ripristino delle precedenti misure restrittive. La seconda: gli stranieri torneranno a partire da luglio, anche se in misura pari al 30% dello scorso anno. La terza: i turisti italiani nei mesi di maggio e giugno saranno pari al 20% del 2019, quota che si auspica possa salire al 50% nei restanti sei mesi». Se ciò dovesse effettivamente avvenire, alla fine del 2020 il Veneto perderebbe oltre due terzi del proprio fatturato turistico. Possibili rimedi? «Far conoscere i nostri borghi, le storie, i prodotti del territorio magari ancora poco noti, attraverso esperienze cucite su misura», propone Ribon.
A.Pe. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino