Il primario di Schiavonia: «Riceviamo lettere di avvertimento dagli avvocati dei No Vax»

Fabio Baratto
PADOVA - «In questo periodo siamo abituati a ricevere lettere da avvocati che chiedono di impostare per i loro assistiti particolari terapie. E si parla di terapie mai...

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PADOVA - «In questo periodo siamo abituati a ricevere lettere da avvocati che chiedono di impostare per i loro assistiti particolari terapie. E si parla di terapie mai riconosciute né da Aifa, né dall'organizzazione mondiale della Sanità, né tanto meno da studi recenti». Lo racconta Fabio Baratto, primario della terapia intensiva del Covid hospital padovano di Schiavonia.


Da eroi in corsia, a bersaglio del disprezzo no-vax: è la parabola dei medici e degli infermieri nella quarta ondata della pandemia. Stanchi, bardati da capo a piedi, ma ancora una volta in prima linea a salvare vite. E ora, come se non bastasse, vengono anche minacciati dai legali dei ricoverati che pretendono miracolose cure alternative. «È un peccato, perché in realtà una via preventiva c'era e c'è: la vaccinazione continua il dottor Baratto . In questo momento nel mio reparto ci sono solo due vaccinati su tredici ricoverati in gravi condizioni. Ora c'è anche da fronteggiare questa diffidenza, che dal punto di vista medico fa molto male. Noi siamo abituati a instaurare un rapporto di fiducia tra medico e paziente. In questa fase è estremamente difficile, chiaramente andiamo avanti lo stesso, ma è un disagio in più che dobbiamo affrontare».


LA TIPOLOGIA

Ormai da una settimana l'ospedale di Schiavonia è stato riconvertito a Covid hospital. Il primario ha rilevato come, rispetto alle precedenti ondate, la tipologia di pazienti in rianimazione sia cambiata. «Innanzitutto, l'età si è abbassata in maniera importante. La fascia più colpita va dai 40 ai 50 anni specifica il dottor Baratto . Il virus, inoltre, è diventato molto aggressivo: questi pazienti finiscono intubati, allettati in posizione prona e c'è una mortalità significativa. Si tratta di persone che hanno deciso volontariamente di non vaccinarsi».


Una replica è arrivata del direttore generale dell'Ulss 6 Euganea, Paolo Fortuna. «La sanità è universalista, curiamo tutti garantendo le migliori terapie a nostra disposizione: non si guarda il colore della pelle, il ceto sociale o la credenza. E' un principio fondamentale sul quale si basa il giuramento di Ippocrate. E' importante che la popolazione ci creda». L'escalation di odio no-vax si ritrova anche all'Azienda Ospedale Università di Padova, dove un paziente dopo quindici giorni di terapia intensiva ha denunciato i medici per un ematoma sul braccio. Altro caso si registra al pronto soccorso di Pordenone. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino