Belluno. Il primario di Cardiologia che ha curato Parsi: «La diagnosi, poi il trasferimento. La velocità lo ha salvato»

Alessandro De Leo ripercorre la mattina in cui il docente e politologo ha avuto un malore a Cortina

Alessandro De Leo e Vittorio Emanuele Parsi
BELLUNO -  Cardiologia di Belluno sugli scudi. A sostenere l’importanza del suo passaggio nel reparto dell’ospedale San Martino è Vittorio Emanuele Parsi,...

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BELLUNO -  Cardiologia di Belluno sugli scudi. A sostenere l’importanza del suo passaggio nel reparto dell’ospedale San Martino è Vittorio Emanuele Parsi, politologo e docente di Relazioni internazionali all’Università cattolica di Milano. Lo ha fatto attraverso le pagine del Corriere della Sera, elogiando il primario, Alessandro De Leo. Ed è proprio De Leo, raggiunto ieri telefonicamente, a ripercorrere la mattina del 28 dicembre 2023. «Parsi è arrivato in reparto poco dopo le 8 - spiega il cardiologo -, con un dolore importante e un sospetto di patologia acuta. Abbiamo proceduto nel definire bene la diagnosi, formulandola con i primi accertamenti: c’era la necessità di fare l’intervento». La sera prima, il 27 dicembre, a Cortina d’Ampezzo Parsi dopo una conferenza aveva sentito un malessere significativo al petto («Tre colpi sul diaframma, come fossi in apnea, ed ho capito che c’era qualcosa di grave», ha raccontato nell’intervista).

Ha tenuto duro. Poi un’ambulanza lo ha portato al Codivilla. «Avevo un aereo il giorno dopo: sarei morto. Invece sono stato portato a Belluno e lì ho avuto la fortuna di trovare il primario di Cardiologia, Alessandro De Leo, che ha subito capito che la mia era una dissezione dell’aorta. De Leo mi ha detto due cose che ricorderò sempre. La prima: dobbiamo farle un’operazione salvavita. La seconda: può andare male». Subito dopo la diagnosi ecco che De Leo ha chiamato l’ospedale di Treviso: «In dieci minuti abbiamo preso contatto con i colleghi della cardiochirurgia – sono parole del primario al San Martino - avevano già una sala occupata per un’operazione programmata in corso. Hanno allora velocemente allestito una seconda sala. Qui la velocità di tutti è stata fondamentale, come in tutte la patologie tempo-dipendenti». Quindi ci sono stati i colloqui con i familiari di Vittorio Emanuele Parsi. Poi il volo in elicottero e l’operazione. «Fondamentale la collaborazione con Treviso - commenta sinteticamente De Leo, che aggiunge - con il professor Parsi l’incontro è stato relativamente breve, proprio perché abbiamo agito più velocemente possibile. Certo sono stati momenti intensi. Abbiamo avuto modo di colloquiare, ovviamente, ma dentro alla priorità di una patologia tempodipendente. Certo il professor Parsi è persona di grande spessore culturale».


L’elogio del professor Parsi, che ora è nella sua casa di Roma, è andato anche a chi all’ospedale Ca’ Foncello lo ha operato: «A Treviso ho trovato chirurghi di eccellenza come Francesco Battaglia, Antonio Pantaleo e Giuseppe Minniti». 
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Il Gazzettino