“Prima i veneti” anche in ospizio, corsie preferenziali per i residenti

“Prima i veneti” anche in ospizio, corsie preferenziali per i residenti
VENEZIA - Non solo asili: il concetto prima i veneti sarà esteso anche agli anziani, ai disabili, a chiunque abbia bisogno di un sostegno di carattere sociale. E il...

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VENEZIA - Non solo asili: il concetto prima i veneti sarà esteso anche agli anziani, ai disabili, a chiunque abbia bisogno di un sostegno di carattere sociale. E il requisito sarà identico a quello dei pargoli: per avere una corsia privilegiata bisogna essere residenti in Veneto in maniera continuativa da un tot di anni. Gli altri? Aspettano.

E così, dopo aver approvato la legge 6 del 21 febbraio 2017 che dà priorità nell'accesso agli asili nido ai bambini nati da genitori che risiedano e lavorino in Veneto «da almeno 15 anni», ecco che in consiglio regionale arriva una nuova proposta, destinata peraltro a essere approvata visto che a presentarla è la Lega con Riccardo Barbisan, che introduce il principio della residenzialità anche nei servizi alla persona. Il provvedimento ha già provocato la reazione dell'opposizione: secondo Piero Ruzzante (Mdp) una legge di questo genere penalizza i veneti: «Il criterio della residenzialità servirà a castigare i veneti che dopo aver lasciato la regione volessero farvi ritorno. La proposta di legge, infatti, prevede una graduatoria per l'accesso ai servizi basata sul periodo continuativo di residenza in Veneto: appena un cittadino si troverà fuori dalla regione, magari per ragioni di lavoro o di studio, azzera il contatore».
Barbisan non si scompone. Anzi. «Mi fa piacere - dice il consigliere leghista - che la mia proposta faccia discutere perché la nostra intenzione è di portare la produzione legislativa veneta relativa al welfare al livello, ad esempio, della Provincia autonoma di Trento dove il Pd governa da 70 anni senza soluzione di continuità. Sapete cosa prevede l'Agenzia provinciale per l'assistenza e la previdenza di Trento? Il requisito è di essere residenti da 5 anni oppure di avere una residenza storica di 15 anni. Ecco, io sono più blando. Noi, infatti, vogliamo solo introdurre la residenzialità come concetto premiale».

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Il Gazzettino