Pride, Udine verso il patrocinio. Dopo San Vito anche il capoluogo friulano pronto a dire sì

Pride, Udine verso il patrocinio. Dopo San Vito anche il capoluogo friulano pronto a dire sì
UDINE - Il Comune di Pordenone, come già prima quello di Gorizia, ha negato il patrocinio e hanno fatto dietrofront anche le Università di Udine e Trieste. Ma, a...

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UDINE - Il Comune di Pordenone, come già prima quello di Gorizia, ha negato il patrocinio e hanno fatto dietrofront anche le Università di Udine e Trieste. Ma, a concedere il “bollino” del Municipio al Gay Pride del 10 giugno nella Destra Tagliamento potrebbe essere l’amministrazione comunale udinese guidata dall’ex rettore Alberto Felice De Toni. Il condizionale è ancora d’obbligo visto che il tema Pride sarà all’esame della giunta detoniana martedì prossimo, quando l’argomento andrà in discussione, come confermano a Palazzo D’Aronco. Ma, vista l’apertura già concessa da De Toni sui temi cari alla comunità “queer”, come la ri-adesione del Comune alla rete Ready e il reintegro delle identità alias per i dipendenti del Municipio, non sembra troppo azzardato ipotizzare il finale di partita. «Non possiamo sbilanciarci. Dobbiamo parlarne in giunta», ostenta prudenza l’assessora alle Pari opportunità del Comune di Udine Arianna Facchini.


I PRECEDENTI
Un segno della grande attenzione a questi argomenti, d’altronde, è arrivato già dalle linee programmatiche di De Toni, in cui sono state inserite sia la partecipazione alla rete delle amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (in cui l’ex sindaco Furio Honsell aveva fatto entrare la città nel 2013 e da cui il suo successore Pietro Fontanini era uscito sbattendo la porta nel 2018), sia l’attenzione alle persone trans negli uffici del Comune. Il patrocinio al Pride, se ci sarà, sarebbe la ciliegina sulla torta, in una città che ormai, nel quadro politico regionale in larga parte orientato a centrodestra, è il fortino in cui il centrosinistra cerca la sua rivincita.


IL CENTRODESTRA


Nell’altro schieramento, le posizioni sono state più o meno nette. Massimiliano Fedriga già durante la campagna elettorale per le regionali non aveva lasciato spazio alla possibilità di dare il “bollino” al Gay Pride («Per come sono cambiate le cose è diventata una questione soltanto ideologica e non l’occasione per discutere dei diritti per questa ragione sono costretto a dire di no», aveva detto a marzo). E anche il sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani (in versione fotocopia rispetto al suo collega di Gorizia Rodolfo Ziberna, che nel 2022 aveva detto no al patrocinio del suo Municipio alla manifestazione) ha negato l’imprimatur della città alla parata della comunità Lgbtqia+. Sebbene inizialmente avesse avuto una reazione più morbida rispetto all’evento nel capoluogo della Destra Tagliamento, Ciriani successivamente ha stigmatizzato la coloritura più “politica” assunta dalla manifestazione, dopo quelli che aveva ritenuto degli attacchi alla sua persona. Anche i due atenei di Udine e Trieste, che pure avevano patrocinato il Pride in Fvg nelle edizioni precedenti, hanno cambiato rotta: la scelta di non concedere il “timbro” delle università è stata assunta perché, come hanno spiegato i rettori Roberto Pinton e Roberto Di Lenarda, alla richiesta è stato associato un documento politico contro maggioranze elette democraticamente. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino