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VENEZIA - Mancavano dal cartellone della Fenice dal 1994 e ora "I racconti di Hoffmann" di Jacques Offenbach tornano in scena, venerdì alle 18, per inaugurare la stagione lirica 2023-2024 del massimo teatro veneziano. Il nuovo allestimento è affidato al regista veneziano Damiano Michieletto e al suo collaudato gruppo creativo di cui fanno parte Paolo Fantin per le scene, Carla Teti per i costumi, Alessandro Carletti per il disegno luci e Chiara Vecchi per la coreografia. Frédéric Chaslin, apprezzato specialista di questo repertorio, sarà alla guida dell'Orchestra e Coro del Teatro La Fenice e di una compagnia di canto che vede nei ruoli principali Ivan Ayon Rivas, Alex Esposito, Carmela Remigio, Veronique Gens, Rocío Pérez.
Si tratta di uno spettacolo internazionale nato in coproduzione con Opera Australia, Royal Opera House Covent Garden Foundation e Opéra National de Lyon. "Les Contes d'Hoffmann" rimarranno in scena fino al 2 dicembre; la prima, che sarà seguita anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, verrà trasmessa venerdì 24 novembre in diretta-differita alle ore 20.30 su Rai Radio3. Insomma sarà un evento musicale di prim'ordine e allo stesso tempo mondano.
OPERA FANTASTICA
«I racconti di Hoffmann" sono un'opéra-fantastique in un prologo, tre atti e un epilogo su libretto di Jules Barbier, tratto dal dramma omonimo scritto da Barbier nel 1851 assieme a Michel Carré e ispirato a tre racconti di Hoffmann: L'uomo della sabbia, La storia del riflesso perduto, Il violino di Cremona.
LO SPECIALISTA
Particolarmente legato a quest'opera è Frédéric Chaslin che la diresse alla Fenice anche nel 1994, proponendola settecento volte in tutti i maggiori teatri del mondo, da Berlino a New York, da Tokyo a Tel Aviv. «In questi anni spiega Chaslin sono diventato un vero specialista di questa partitura, di cui conosco a fondo tutte le versioni. Possiedo una copia di tutti i manoscritti, ma un'edizione ideale ancora non è stata fatta. Dalla mia lettura voglio far emergere in particolare gli aspetti tragici e quelli comici, la maschera che piange e quella che ride. E poi la magia, perché si tratta di un'opera fantastica. In tutto il repertorio operistico è forse la più profonda di tutte per quanto riguarda l'aspetto fantastico e gotico. Un po' come il "Faust" di Goethe. Qui però c'è ancora più mistero. In "Faust": Dio vince, il diavolo perde. Nei "Racconti" non è così chiaro, non si sa bene chi vince. E questa è la realtà! Il lieto fine esiste solo nei film». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino