Maddalena e Francesca, dopo la figlia premiata anche la mamma: «Un esempio di coraggio»

Francesca Mussuoi e la figlia Maddalena
BELLUNO - Due settimane fa, a essere premiata da Mattarella, era stata la figlia - Maddalena Da Rozze, nominata Alfiere della Repubblica. Ora è la volta della mamma,...

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BELLUNO - Due settimane fa, a essere premiata da Mattarella, era stata la figlia - Maddalena Da Rozze, nominata Alfiere della Repubblica. Ora è la volta della mamma, Francesca Mussoi: secondo la motivazione del riconoscimento assegnatole, ha dimostrato un coraggio e una energia contagiosa “nonostante tutto”. Francesca è mamma, moglie, insegnante e scrittrice di Sedico (Belluno) e da anni lotta, prima per la malattia della figlia neonata, poi per le patologie che l’hanno colpita duramente. Ma non si è mai abbattuta, anzi. E la sua è una storia esemplare nel giorno della festa della donna. A Mestre, sabato scorso, ha ricevuto un significativo riconoscimento nell’ambito del forum interdistrettuale “Energia e sanità: tempo di crisi. Il ruolo della donna oggi e domani”, organizzato da Inner Wheel e Rotary Club del distretto. Il suo esempio, segnalato dal club IW di Belluno presieduto da Daniela Mangiola, ha meritato il riconoscimento “Quando la Volontà vince ogni ostacolo” che, nella commozione generale dei partecipanti, è stato motivato con le seguenti parole: “Per la forza d’animo con cui ha saputo reagire alla difficoltà, per l’intelligenza e la tenacia con cui dedica il suo impegno a favore dei giovani e della comunità». 

IL RACCONTO
È lei, Francesca Mussoi, a raccontare una storia di forza e fierezza, una storia che alla fine è anche stata di esempio per la figlia premiata da Mattarella: «Non avevo scelto di ammalarmi, ma potevo scegliere come affrontare questa nuova vita. L’intervento (un impianto di stimolazione cerebrale) è stato un grande aiuto, ma alla prima malattia si è sovrapposta una patologia degenerativa. Ho iniziato a scrivere favole, perché dovevo riabilitare la “nuova me” e declinarla come esempio positivo per mia figlia e mio marito, che ogni giorno mi stanno accanto».

L’ASPETTO SOCIALE


Quella nuova attività, però, doveva avere anche un altro significato: «Le mie favole dovevano avere un senso per la collettività: l’associazione “Primavera” e poi l’Assi mi hanno sostenuta nei progetti per l’infanzia e l’adolescenza. Collaboro con varie associazioni del territorio, propongo progetti educativi nelle scuole di ogni ordine e grado, anche fuori provincia. Ho formato un gruppo di lettori per l’infanzia per ragazzi con problematiche legate a malattie degenerative o incidenti: siamo il gruppo di Favolando. Abbiamo il nostro bosco incantato e ci vestiamo da elfi. In questi anni abbiamo incontrato centinaia di bimbi di rsa con gioia e passione. Fino a prima del covid frequentavo il centro disabili gravi di Cusighe, a Belluno. Ho voluto fortemente realizzare la biblioteca su quattro ruote: “Favolando on the road” e poi una biblioteca all’aperto “Un fiume di libri”. Credo molto che il senso civico si trasmetta con l’esempio fin da piccoli. Faccio interventi nelle scuole portando la mia esperienza di vita. Ho pubblicato romanzi e racconti incentrati sul bullismo. Questa è la mia vita: di certo non mi annoio. Amo la vita a colori, anche se da un anno sto combattendo un’altra battaglia con un tumore. Arrabbiata? No: perché le cose non capitano solo agli altri; purtroppo a me ne sono capitate tante, ma il mio desiderio è lasciare un esempio positivo a mia figlia». Quella figlia che sembra essere la sua migliore allieva.
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Il Gazzettino